martedì 24 novembre 2020

Marta Tibaldi
La speranza oltre la morte. Iside e la rinascita
In questo post mi voglio ricollegare allo spunto offerto da Valeria Bianchi Mian in Psicologia alchemica (@psicologialchemica) sul tema di Iside e Osiride per riproporre parte di un mio lontano scritto, nel quale descrivevo come fosse stato possibile trasformare, grazie a un’immaginazione attiva[1], l’incontro immaginale con un Eros maschile distruttivo, che aveva preso la forma di uno "stupro dell'anima".
In quell’esperienza emerse spontaneamente l’immagine della dea Iside, che, in termini alchemici oggi come allora, testimonia il potere generativo della coniunctio delle polarità maschile/femminile nell’opus individuativo di ciascuno di noi:

“[…] Seguendo le immagini che giungono dalla psiche profonda – una prima materia che ha preso dapprima la forma di una gelatina verde per trasformarsi poi in un magnifico smeraldo – mi sono trovata in Egitto, davanti al “dio verde” Osiride e la sua sposa Iside. Come è noto, in Egitto il mito di Osiride è anche quello di Iside, la dea che rappresenta la fiducia femminile nel potere rivivificante dell’amore, oltre l’esperienza della morte.
Iside, dopo avere sofferto in tutta la sua drammaticità l’incontro con il principio maschile negativo incarnato dalla figura di Seth, trasforma la morte dello sposo Osiride in rinascita: la dea ricompone gli arti smembrati del marito, ne ricostruisce il fallo disperso e genera il figlio Horus, la nuova progenie, immagine del mondo materiale rinnovato.
Nel mito Osiride, “il dio stanco”, rappresenta una modalità maschile ormai priva di vitalità, che rinasce grazie all’impegno di Iside. L’amore e la perseveranza della dea rivivificano il dio con coraggio, sacrificio e devozione, andando oltre la morte. L’ indomabile fiducia di Iside nel potere dell’amore e della vitalità profonda rende così possibile la rinascita del principio maschile e il concepimento di Horus, il filius alchemico che rappresenta il superamento creativo della morte e dunque la rinascita (rubedo).”[2]
[1] Cfr. M. Tibaldi, “Raping the Soul. An Experience of Active Imagination”, in Florence 98. Destruction and Creation. Personal and Cultural Transformation. Proceedings of the Fourteenth International Congress for Analytical Psychology (ed. By M.A. Mattoon), Daimon Verlag, Einsiedeln, Switzerland 1999, pp. 208-219.
[2] Ivi.
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