lunedì 23 dicembre 2019

Trauma grave: la ricchezza dell'approccio psicoanalitico integrato

Marta Tibaldi
Trauma grave: 
la ricchezza dell'approccio psicoanalitico integrato
Clara Mucci, professore ordinario di Psicologia clinica presso l'Università degli Studi di Chieti e di Pescara, in un'intervista rilasciata nel 2015 a psiconline.it, illustra in modo sintetico ed efficace la terapia psicoanalitica di pazienti traumatizzati, abusati e neglect, che ha sviluppato nel corso del tempo: un'interessante integrazione tra psicoanalisi ferencziana, teoria dell'attaccamento, neuro-scienze e tecniche bottom-up, che offre una possibilità di trasformazione strutturale della personalità, portando il paziente al di là del trauma . 

Di questa modalità psicoanalitica vorrei sottolineare un aspetto caratteristico, ovvero l'elaborazione delle identificazioni del traumatizzato con il ruolo di vittima e con quello con l'aggressore, identificazioni che agiscono al suo interno in modo più o meno conscio: "un traumatizzato, abusato e maltrattato, per forza di cose avrà dentro di sé da una parte un'identificazione con la vittima, ma dall'altra anche con il persecutore". Se l'identificazione con la vittima è, per così dire, più diretta e visibile, l'identificazione con l'aggressore, che porta con sé aggressività e senso di colpa dissociati, ha manifestazioni più indirette, come, ad esempio, l'autodistruttività, comportamenti alimentari patologici, autolesionismo e ideazioni suicidare, violenza nelle relazioni interpersonali.

Dal punto di vista clinico, la terapia psicoanalitica di Mucci, in linea con gli insegnamenti ferencziani, si occupa in primis della ricostruzione degli aspetti concreti e reali del trauma subìto, ne integra gli elementi corporei ed emotivi associati ed elabora i vissuti di rabbia, di vendetta e di rivendicazione che ne emergono. Mucci fa quindi un ulteriore passo, indicando nel perdono - inteso come separazione consapevole dall'attaccamento intrapsichico al ruolo di vittima e a quello di persecutore - una specificità della sua modalità psicoanalitica: "Il perdono - scrive Mucci - giunge come 'dono dell'analisi' [...] quando vari livelli di lavoro intrapsichico sono stati effettuati, [...] e quando tutto ciò che poteva essere fatto per re-indirizzare il soggetto alla propria vita prima del trauma è stato effettuato, interrompendo la catena delle ripetizioni: [...] il paziente non ha più bisogno di identificarsi con il persecutore e di assumere la sua aggressività o il suo senso di colpa. Il perdono è perciò collegato al lavoro del lutto, all'espressione della rabbia, all'abbandono del senso di colpa, permettendo al soggetto di andare al di là del trauma" (C. Mucci, Trauma e perdono. Una prospettiva psicoanalitica intergenerazionale, Cortina, Milano 2014, p. 206). 


Poiché il trauma grave distrugge la relazione con la propria vitalità interna e precipita la persona traumatizzata nella dissociazione psichica, nella disperazione e nella violenza distruttive, la ricomposizione delle parti psichiche dissociate ridà vita alla vita stessa, collocando l'esperienza traumatica in una trama di significato complessa, che riconcilia le relazioni tra parti interne e quelle con gli altri e il mondo. In altri termini: "Il trauma grave ci precipita nell'oscurità del non-senso - di cui dobbiamo conoscere, riconoscere e sapere trattare le dinamiche al meglio della nostra professionalità -, ma è nell'oscurità di quel non-senso che si svela, inattesa, la dorata luminosità delle stelle." (M.Tibaldi, "Trauma zero. Storia di un lutto complesso non guarito", in Onofri, A. - La Rosa. C., Dal basso in alto (e ritorno). Nuovi approcci bottom-up: psicoterapia cognitiva, corpo, EMDR, Apertamenteweb, Roma 2017, p. 318

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lunedì 16 dicembre 2019

Improvvisazione teatrale e alfabetizzazione emotiva

Marta Tibaldi
 Improvvisazione teatrale e alfabetizzazione emotiva nell'esperienza oncologica


Il 14 dicembre 2019 si è svolto presso l'Ordine dei Medici di Roma l'incontro "Il caregiver sono io!", organizzato dall'Associazione di volontariato IncontraDonna Onlus. L'incontro era finalizzato a presentare il Laboratorio teatrale per i pazienti oncologici, familiari e amici dei pazienti, che è uno dei progetti terapeutici organizzati dall'Associazione. Il Laboratorio teatrale, che ha durata annuale e prevede uno spettacolo di fine corso, è diretto dalla regista Selene Gandini e si focalizza sull'improvvisazione scenica, offrendo ai partecipanti la possibilità di rappresentare i diversi vissuti legati alla malattia propria o altrui. 


Durante l'incontro sono stati proiettati tre video, realizzati dai partecipanti al Laboratorio teatrale nel corso dell'anno.  Come spesso accade quando si trattano temi sensibili come la malattia oncologica, l'attenzione del pubblico si è dapprima soffermata sul valore dell'esperienza teatrale per dirigersi quindi verso la condivisione di storie personali, che hanno evidenziato l'esigenza di una maggiore alfabetizzazione emotiva e competenza comunicativa sia in termini individuali che sociali: spazi di riflessione e di consapevolezza come quello del Laboratorio teatrale incrementano tale possibilità, migliorando il rapporto con se stessi e con gli altri. 

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sabato 30 novembre 2019

Sogni e parole d'amore

Marta Tibaldi
Sogni e parole d'amore
Martedì 26 novembre 2019 L'enigma d'amore nell'Occidente medievale (La Lepre, Roma 2017) di Annarosa Mattei  e Il dizionario dei sogni nel Medioevo (Olschki, Firenze 2018) di Valerio Cappozzo, sono stati l'occasione per riflettere, da parte mia, sull'esperienza onirica e quella amorosa nella stanza d'analisi.
Mattei e Cappozzo scrivono: "L'amore generato dalla bellezza della donna non è riducibile a pura e semplice esperienza dei sensi, ma, per chi sa intenderlo, è occasione illuminante, via di accesso alla conoscenza i sé, fino a diventare momento sublime di rivelazione del divino" (Mattei, cit., p. 34) e  "I sogni [...] sono considerati nell'Antichità, nel Medioevo e nel Rinascimento, il momento eletto in cui il divino si rivela all'uomo attraverso messaggi simbolici che devono essere interpretati con l'aggiunta, in epoca cristiana, della valutazione morale del loro significato" (Cappozzo, cit., p. 1). Amore e sogni sono quindi la via privilegiata per accedere alla conoscenza di sé e della dimensione 'divina' presente nell'essere umano: in termini psichici esperienze di soglia, che mettono in comunicazione domini psichici personali e impersonali.
Fin dalla più tenera età, Carl Gustav Jung fu consapevole che al suo interno vivevano due aspetti psichici opposti, che chiamò la personalità n. 1 e n. 2: "Una era il figlio dei miei genitori, che frequentava la scuola ed era meno intelligente, attento, volonteroso, decente e pulito di molti altri ragazzi; l'altra era adulta - in realtà già vecchia - scettica, sospettosa, lontana dal mondo umano ma vicina alla natura, alla terra, al sole e alla luna, ai sogni, a tutto ciò che 'Dio' produceva in lei direttamente. [...] Il gioco delle parti tra la personalità n. 1 e n. 2, che si è protratto per tutta la mia vita e non ha nulla a che vedere con una 'frattura' o una dissociazione, nell'abituale accezione medica. Al contrario, si verifica in ogni individuo. Nella mia vita il numero 2 ha avuto una parte di primo piano, e ho sempre cercato di fare posto a tutto ciò che mi fosse imposto dall'intimo. Esso è una figura tipica, che però solo pochissimi percepiscono; in molti l'intelletto cosciente non ha la capacità di intendere che è anche ciò che essi sono" (C.G. Jung, Ricordi, sogni e riflessioni, BUR, Milano, pp. 73-74).
(foto: Sabrina Civetti)
L'esperienza onirica e quella d'amore appartengano alla realtà n. 2 e rappresentano, per chi le sappia accogliere, la soglia che mette in contatto realtà psichiche apparentemente contraddittorie. La stanza d'analisi è il luogo dove si osserva, si ascolta, si conosce la realtà n. 2, facendola interagire con la n. 1: un luogo dove è possibile vivere e dare parole alle vicissitudini dell'io e del Sé, tra meccanismi di difesa e inflazione psichica.

Al pari dei trovatori del Medioevo, che usavano la parola poetica per narrare l'amore e i sogni,  le esperienze psichiche trovano espressione nella parola immaginale. Essa tiene insieme pensiero, emozione e realtà fisica e colloca l'essere umano al centro di se stesso e della totalità psichica di cui fa indissolubilmente parte.
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mercoledì 20 novembre 2019

Amore e sogno come percorsi di conoscenza di sé

Marta Tibaldi
Amore e sogno come percorsi di conoscenza di sé


Nel Medioevo amare e sognare rappresentavano, per chi ne sapesse fare esperienza consapevole, percorsi iniziatici e sapienziali che si completavano a vicenda. Che cosa possiamo dire oggi di queste medesime esperienze? amore e sogni sono ancora percorsi di conoscenza e di trasformazione di sé?

Martedì 26 novembre 2019 alle 20:00 presso la Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone, L'enigma d'amore nell'occidente medievale di Annarosa Mattei e de Il Dizionario dei sogni nel Medioevo di Valerio Cappozzo saranno l'occasione per riflettere, da parte mia, su come oggi i pazienti vivono e raccontano nella stanza d'analisi l'esperienza d'amore e quella di sognare.

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domenica 17 novembre 2019

Competenza linguistica ed etica relazionale

Marta Tibaldi
Competenza linguistica ed etica relazionale
"Tutte le moderne terapie che affermano che l'azione cura meglio delle parole (Moreno) e che sono alla ricerca di tecniche diverse dalle parole (invece che di tecniche da aggiungere alle parole) reprimono la più umana di tutte le facoltà: raccontare le storie della nostra anima. Queste terapie sono forse efficaci sul bambino che è in noi, che non ha ancora imparato a parlare, o sull'animale, che non può farlo, o magari su uno spirito-daimon, al di là delle parole perché al di là dell'anima. Ma solo uno sforzo continuo di parlare un linguaggio d'anima accurato può curare il nostro linguaggio delle sue vuote chiacchiere e restituirlo alla sua funzione prima, la comunicazione dell'anima." (J. Hillman, Re-visione della psicologia, Adelphi, 1992, p. 364).

Mai come oggi l'invito di James Hillman a parlare un linguaggio d'anima che dia parole a noi stessi e al nostro rapporto con gli altri, che superi il vuoto chiacchiericcio collettivo o il silenzio comunicativo, è un dovere di etica relazionale, nella stanza d'analisi e nel mondo. Abbiamo bisogno di un linguaggio accurato che recuperi la nostra competenza linguistica e che rifondi, attraverso l'uso consapevole di parole condivise, la relazionalità umana. La talking cure esercita all'uso attento e generoso di parole d'anima che dicano a noi stessi e agli altri i nostri pensieri, le nostre emozioni e le verità dei nostri corpi.
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venerdì 15 novembre 2019

Dalla denuncia alla proposta

Marta Tibaldi
Dalla denuncia alla proposta
Una geremiade collettiva che si riverbera nelle lamentazioni dei singoli e viceversa; un disagio e un malessere emotivi che sembrano ormai contagiare tutti. La narrazione che gli esseri umani fanno di sé e delle faccende del mondo ci giunge con toni apocalittici. Virgil S. Martin, insegnante di Programmazione neurolinguistica, in Non ci sono problemi, solo soluzioni (Feltrinelli, 2019) individua nei pensieri disfunzionali l'incapacità di andare oltre ciò che ci rappresentiamo come un problema. Nel tempo attuale lo stato psichico individuale e quello collettivo sembrano catturati da questa modalità unilaterale, che oscura le risorse, i talenti, le prospettive di trasformazione in positivo degli individui e della collettività. 

Nel percorso analitico di conoscenza personale e del mondo questo passaggio avviene attraverso il confronto con l' 'ombra', ovvero con gli aspetti psichici oscuri e distruttivi che caratterizzano la natura umana e che non ci piace riconoscere anche come nostri; per questo tendiamo ad allontanarli da noi, proiettandoli sugli altri. Nella conoscenza di noi stessi e del mondo, il confronto con l'ombra è però un passaggio obbligato, seppure difficile e doloroso, perché - ricorda Jung - "rendere cosciente l'oscuro è scomodo e impopolare" (C.G. Jung, OC13, 291). 

Superare consapevolmente l'unilateralità e la disfunzionalità dello sguardo oscuro apre orizzonti inattesi, spostando il baricentro emotivo dalla denuncia alla proposta, dalla lamentazione all'azione positiva, dal problema alla soluzione.

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domenica 10 novembre 2019

Smiling Depression. La depressione gentile

Marta Tibaldi
Smiling Depression. 
La depressione gentile
Una forma atipica di depressione che si nasconde dietro una facciata apparentemente felice: la depressione gentile colpisce dal 15 al 40% popolazione ed è la manifestazione esterna di un disagio che non è riconosciuto neanche dalla persona che ne soffre . "Tutto bene" è la frase rassicurante ripetuta come un mantra dal depresso gentile, che in questo modo scotomizza i propri vissuti di infelicità e di disperazione. 

Jung indica con il termine latino Persona la maschera sociale che ognuno di noi indossa e che dà forma alla nostra immagine esterna. Il depresso gentile si maschera dietro a un sorriso ingannevole che svia se stesso e gli altri dalle emozioni sottostanti. Guardare in trasparenza questa forma di Persona, cogliendone le dinamiche profonde e dando loro parola,  è una delle modalità con cui l'analista junghiano accoglie il non detto e il non rappresentato del depresso gentile, verso la costruzione di un orizzonte prospettico di significato.

lunedì 4 novembre 2019

Sapere di non sapere. L'effetto Dunning-Kruger


Marta Tibaldi
Sapere di non sapere
L'effetto Dunning-Kruger
A proposito della consapevolezza di "sapere di non sapere," in Molti inconsci per un cervello Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà (2018) scrivono: "Nel 1999 David Dunning e Justin Kruger, psicologi alla Cornell University, mostrano sperimentalmente
come chi è scarso in prove linguistiche, logiche, o di altro tipo, tende a sovrastimare le sue capacità mentre questo non capita ai migliori." Si tratta del cosiddetto "effetto Dunning-Kruger" che dimostra come le conoscenze richieste per effettuare un compito con competenza spesso non corrispondano affatto alla consapevolezza di non possederle e quindi di non essere all'altezza del compito stesso. 

Nell'esperienza analitica del profondo il passaggio dal non sapere al sapere avviene attraverso il confronto, spesso difficile e doloroso, con la nostra 'ombra', ovvero con tutto ciò che non ci piace di noi e che ancora meno ci piace ammettere. L'epoca attuale segna il trionfo di questo meccanismo di negazione e lo rinforza collettivamente, nella inconsapevolezza degli effetti distruttivi che tale inganno cognitivo produce in chi lo mette in atto e negli altri. 
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sabato 2 novembre 2019

La sindrome da rassegnazione (RS) e la disperazione traumatica dei bambini rifugiati



Marta Tibaldi 
La Sindrome da Rassegnazione (RS) 
e la disperazione traumatica dei bambini rifugiati

Da qualche tempo i giornali riportano la notizia di un fenomeno osservato in Svezia nei figli di migranti in attesa di ottenere lo status di rifugiati, le cui domande sono respinte dopo alcuni anni di attesa. Nel momento in cui i bambini, ormai inseriti nella realtà svedese, vengono a sapere che i genitori saranno rimpatriati, la loro disperazione prende la forma psico-fisica di una totale non reattività, che è assimilabile al coma. Le autorità svedesi si stanno interrogando su quella che al momento hanno chiamato Sindrome da Rassegnazione (RS) e che sembra essere una forma di catatonia la cui psicogenesi è culturale.

In attesa di studi che chiariscano il fenomeno e la sua diffusione, la Sindrome da Rassegnazione (RS) interroga gli adulti, una volta di più, sugli effetti devastanti che le esperienze traumatiche gravi e reiterate hanno sui bambini e sulla disperazione incontenibile che generano in loro.


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sabato 26 ottobre 2019

Ghosting. La violenza relazionale

Marta Tibaldi
Ghosting
La  violenza relazionale



Se ne parla, se ne scrive, se ne fa esperienza: il ghosting è la sparizione inattesa, improvvisa e senza alcuna spiegazione di una persona con cui abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e che abbiamo fatto entrare nei nostri spazi fisici e psichici più privati, rinunciando a qualunque forma di difesa. Il ghosting è un fenomeno che colpisce la fiducia relazionale in modo imprevisto e traumatico.

Il primo effetto del fenomeno del ghosting è quello di disorientare chi ne è oggetto, facendolo dubitare del proprio comportamento e interrogare su eventuali mancanze o responsabilità. In realtà il ghosting è un agìto di dinamiche d'ombra, più o meno dissociate e proiettate, da parte di chi lo mette in atto: l'ambivalenza emotiva, la viltà, l'aggressività e l'invidia ne sono alcuni aspetti. 

Chi è oggetto di ghosting si tranquillizzi: il problema non è di chi lo subisce ma di chi lo mette in atto. L'esperienza analitica  aiuta a comprendere i meccanismi profondi di questa modalità relazionale distruttiva e sostiene i ghosted sulla via dell'integrità psichica e dell'etica interpersonale.



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martedì 22 ottobre 2019

La cattiva abitudine di non salutare

Marta Tibaldi
La cattiva abitudine di non salutare 




Anche oggi l'ho incontrata. Ha guardato davanti a sé per evitare di salutarmi. Da quanto tempo mette in atto questo comportamento? un anno, forse due, da quando è accaduto un fatto nel quale non ho avuto alcun coinvolgimento diretto. Il suo non salutare è dunque un modo di comportarsi inadeguato e male indirizzato. In queste situazioni, la verità dei fatti e la capacità di confrontarsi con punti di vista diversi dal proprio non trovano spazio: esiste una sola narrazione, la nostra, che in questo caso è difensiva e ostile. 

Non ho potuto fare a meno di pensare, in termini più generali, all'inadeguatezza emotiva di coloro che mettono in atto comportamenti del genere: a ben guardare, un'esplicita dichiarazione di debolezza emotiva e di incompetenza sociale.

Un tempo la cosiddetta "buona educazione" aiutava a sviluppare abilità relazionali: si imparava a "comportarsi", ovvero si diventava consapevoli delle situazioni sociali, delle persone e delle circostanze con le quali ci si sarebbe trovati ad interagire, sapendo quali comportamenti adottare. Da quando queste abilità soft sono cadute in disuso - non c'è dubbio che la mancanza di educazione sia oggi imperante - abbiamo bisogno di rendere nostre in altri modi le abilità che caratterizzano l'intelligenza emotiva: la consapevolezza delle nostre emozioni, l'autocontrollo e l'autoregolazione emotiva, la capacità di motivare noi stessi e gli altri, l'empatia, le abilità sociali.

L'analisi del profondo si fa carico, tra l'altro, di questa alfabetizzazione emotiva, mettendo nella condizione di sapere che cosa fare delle proprie emozioni positive e negative, di superare i conflitti in modo costruttivo, di imparare a tollerare le frustrazioni e a sostenere i propri obiettivi, di andare d'accordo con gli altri. 



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venerdì 18 ottobre 2019

Conoscersi per conoscere - Il tombino cinese


(foto Marta Tibaldi)

Marta Tibaldi

Conoscersi per conoscere
Il tombino cinese


Il blog Conoscersi per conoscere nasce dal desiderio di offrire uno spazio di riflessione e di confronto su temi psicologico-analitici emergenti, nel quadro di un crescente disagio emotivo individuale e collettivo e di un generale scadimento delle relazioni umane.

La spirale del logo è l'immagine stilizzata di un tombino cinese, che ho visto la prima volta a Canton (Guanzhou) e successivamente a Hong Kong. Il tombino è il manufatto che favorisce il passaggio e la trasformazione delle acque piovane in acque reflue; esso rappresenta quindi la soglia che tiene insieme realtà opposte. A sua volta la spirale è un simbolo di morte e rinascita e indica la ciclicità della vita. Il tombino   è dunque un oggetto apparentemente "vile", che connette esterno e interno, cielo e terra, visibile e invisibile: il tombino cinese a spirale è la soglia simbolica che definisce le connessioni intrapsichiche, interpersonali e interculturali di cui il blog Conoscersi per conoscere aspira ad occuparsi.

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mercoledì 16 ottobre 2019

domenica 13 ottobre 2019

Pratica dell'immaginazione attiva. Dialogare con l'inconscio e vivere meglio (traduzione in cinese semplificato) - Marta Tibaldi, 2018, Beijing United Publishing Co., Ltd.





Pratica dell'immaginazione attiva. Dialogare con l'inconscio e vivere meglio (traduzione in cinese semplificato) - Marta Tibaldi, 2018, Beijing United Publishing Co., Ltd.

Casa editrice: Beijing United Publishing Co., Ltd., Beijing

ISBN: 978755962491
pagine: 232
data di pubblicazione 2018


Nel 2018 Pratica dell’immaginazione attiva. Dialogare con l’inconscio e vivere meglio, è stato pubblicato in cinese semplificato dalla Beijing United Publishing Co., Ltd.
Anche l’edizione in cinese semplificato, come quella in cinese mandarino, è corredata dell’Avvertenza che spiega al pubblico cinese il significato di alcuni riferimenti culturali italiani e dall’Appendice, che illustra come fare immaginazione attiva, utilizzando la mia tecnica di scrittura Active Deep Writing, propedeutica alla pratica del metodo stesso.


Pratica dell'immaginazione attiva. Dialogare con l'inconscio e vivere meglio (traduzione in cinese mandarino) - Marta Tibaldi, 2017, PsyGarden Publishing Company


Pratica dell'immaginazione attiva. Dialogare con l'inconscio e vivere meglio (traduzione in cinese mandarino) - Marta Tibaldi, 2017, PsyGarden Publishing Company   



Casa editrice: PsyGarden Publishing Company, Taipei, Taiwan
ISBN: 9789863570943
pagine: 204
data di pubblicazione: 2017


Nel 2017 Pratica dell’immaginazione attiva. Dialogare con l’inconscio e vivere meglio è stato tradotto in cinese mandarino dalla casa editrice PsyGarden Publishing Company, Taipei, Taiwan.
L’edizione in cinese tradizionale è stata corredata di un’Avvertenza che spiega al pubblico cinese il significato di alcuni riferimenti culturali italiani presenti nel testo originale e da un’Appendice, che illustra come fare immaginazione attiva, utilizzando in particolare la mia tecnica di scrittura Active Deep Writing, che è propedeutica alla pratica del metodo stesso.



venerdì 11 ottobre 2019

Transcultural identities. Jungians in Hong Kong - M. Tibaldi with T. Chan, M. Chiu, M. Lee, B. Tam, E.T. Wong, 2016, Artemide Ed.


Transcultural identities. Jungians in Hong Kong - M. Tibaldi with T. Chan, M. Chiu, M. Lee, B. Tam, E.T. Wong, Roma 2016, Artemide Edizioni



















TRANSCULTURAL IDENTITIES. JUNGIANS IN HONG KONG
Marta Tibaldi with Teresa Chan, Marie Chiu, Marshall Lee, Brian Tam, Emma Ting Wong

casa editrice: Artemide Ed., Roma

collana: Proteo
ISBN 978-88-7575-260-6
pagine: 120
data pubblicazione: 2016
euro: 18,00

"A heartfelt collection of narratives which serve as a bridge to the world of analytical psychology in Hong Kong. This remarkable corner of the world has produced a number of gifted clinicians who work in multiple languages with highly diverse populations. Master storyteller Marta Tibaldi weaves a set of tales from this group into a wonderful, rich study of transcultural encounters. Treat yourself to a delicious read at this psychological Dim Sum."
(Joe Cambray)

To Hong Kong, the Beloved

Marta Tibaldi

To Hong Kong, the Beloved




This post is dedicated to Hong Kong, a city that I have loved and visited for the last six years. It is also the post with which I would like to conclude the blog "C.G. Jung's between Italy and China", a space made in 2014 on the occasion of my becoming Liaison Person of the Hong Kong Institute of Analytical Psychology (HKIAP) by the International Association for Analytical Psychology Psychology (IAAP).

In the years I spent in Hong Kong, I have been working on the clinical-theoretical training of future Jungian analysts of the city, working among other things on the cultural, intercultural and transcultural aspects of China and Italy. I also dealt with the different ways of treating mental suffering and physical illness, gender identity and analytical identity, as well as developing clinical-theoretical tools such as six-hour modules for the practice of active imagination and the technique of Active Deep Writing, preparatory to the same method. The book Transcultural Identities. Jungians in Hong Kong (Artemide, Roma 2016), written with some colleagues in Hong Kong, is a testimony of this work.


***

In Italy is 3 p.m., in Hong Kong is already evening. When connecting with colleagues in Hong Kong, I hear a loud and unusual background noise. I associate it with one of the many street demonstrations now taking place there. The effect on me is a kind of short circuit in time and space between Italy and China, the time zones, my room and the Hong Kong street: today the analytical reflection also needs to take responsibility for this reality and the intense and contradictory psychic suffering that the Hong Kong people are experiencing; today, analytical tools also have to serve the internal and external effects that destructiveness and violence are constellating in the Hong Kong colleagues.

As far as I am concerned, I am aware that I will no longer see Hong Kong as I have known it in the past years: a beautiful and unique city, a living example of transcultural integration. I am aware, like the Hong Kong people, that "the age of innocence" of the city is over and from now on we will all be engaged in a work of defining and building a new individual and social identity.

Those who have loved and love this city are experiencing, on the one hand, a sense of loss for what the city was and, on the other, hope and commitment towards a future that is yet to be built.

To Hong Kong, the Beloved.


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A Hong Kong, l'amata


Marta Tibaldi

A Hong Kong, l'amata


Questo post è dedicato a Hong Kong, città da me molto amata e frequentata assiduamente negli ultimi sei anni. E' anche il post con cui vorrei concludere il blog "C.G. Jung's Analytical Psychology between Italy and China": uno spazio realizzato nel 2014 in occasione della mia nomina a Liaison Person del Hong Kong Institute of Analytical Psychology (HKIAP) da parte dell'International Association for Analytical Psychology (IAAP).

Negli anni passati a Hong Kong mi sono occupata della formazione teorico-clinica dei futuri analisti junghiani della città, lavorando, tra l'altro, sugli aspetti culturali, interculturali e transculturali cinesi e italiani. Mi sono anche occupata dei diversi modi di trattare la sofferenza psichica e la malattia fisica, dell'identità di genere e dell'identità analitica, oltre a mettere a punto strumenti teorico-clinici come i moduli di sei ore per la pratica dell'immaginazione attiva e la tecnica della Scrittura attiva profonda Active Deep Writing, propedeutica al metodo stesso. Il libro Transcultural Identities. Jungians in Hong Kong, scritto con alcuni colleghi di Hong Kong, è la testimonianza di questo lavoro.




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Sono le 15:00 in Italia, a Hong Kong è già sera. Durante un collegamento con i colleghi di Hong Kong, forte e inusuale si impone un rumore di fondo. Lo associo a una delle molte manifestazioni in strada che ormai da settimane stanno sconvolgendo la vita della città. Ciò produce una sorta di corto circuito nel tempo e nello spazio tra Italia e Cina, i fusi orari, la stanza da cui sono collegata e la strada di Hong Kong: oggi la riflessione analitica si fa carico anche di questo dato di realtà e dell'intensa e contraddittoria sofferenza psichica che gli abitanti di Hong Kong stanno vivendo; oggi gli strumenti analitici si mettono al servizio anche degli effetti interni ed esterni che il confronto con la distruttività e la violenza umane stanno costellando nei futuri analisti junghiani della città.

Per quanto mi riguarda, sono consapevole che non vedrò più Hong Kong per come l'ho conosciuta negli anni passati: una città bellissima e unica, un esempio vivacissimo di integrazione transculturale. Sono consapevole, come ne sono più o meno consapevoli gli abitanti di Hong Kong, che "l'età dell'innocenza" della città è finita e che da ora in poi saremo tutti impegnati in un lavoro di costruzione e di definizione di una nuova identità individuale e sociale.


Chi ha amato e ama questa città, non può che condividerne le sofferenze e le contraddizioni, vivendo, da un lato, il senso di perdita per ciò che è stato e, dall'altro, la speranza e l'impegno per un futuro che è tutto da costruire.


A Hong Kong, l'amata.





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sabato 22 giugno 2019

Che cosa possiamo dire oggi della felicità e come possiamo raggiungerla?


Articolo di Marta Tibaldi pubblicato nella rivista:


Nel quarto numero della Rivista L'età del ferro, diretta da Giorgio Manacorda, Walter Siti e Alfonso Berardinelli è stato appena pubblicato il mio articolo 

Marta Tibaldi
La felicità è un modo di essere nel mondo


L'articolo affronta il tema della felicità dal punto di vista della psicologia analitica del profondo, problematizzando alcune credenze comuni che spingono a cercare la felicità dove è probabile che non la troveremo, mettendo a confronto, tra l'altro, il diverso modo di intendere questa nozione in Occidente e in Oriente.
L'articolo è un'occasione per illustrare anche un mio personale modo di condurre il "primo colloquio analitico" che aiuta a misurare il grado di felicità (o infelicità) di chi si rivolge a noi, individuando percorsi di conoscenza e di cura.