Marta Tibaldi
Covid-19: il "convitato di pietra" archetipico
Nella primavera del 2020, durante la prima fase della pandemia da Covid-19, in ambito psicologico si è parlato spesso del passaggio online delle sedute di psicoterapia. I professionisti hanno rivolto grande attenzione a questa modalità di lavoro, che stava ridisegnando le forme della cura. Malgrado il passaggio online abbia rappresentato per molti un vistoso cambiamento di setting, in linea di massima anche nelle sedute virtuali i pazienti hanno continuato a portare tematiche personali, in modo non diverso da prima. L'eco della pandemia rimaneva sullo sfondo, mentre condivise erano, invece, l'aspettativa e il desiderio di rientrare velocemente alla normalità. Dopo l'estate gli scenari psichici sono cambiati e, con il crescere della cosiddetta seconda ondata, il Covid-19 è sempre più diventato una presenza inquietante, che veicolava ansie, paure e apriva squarci, spesso involontari, sulla dimensione archetipica dell'esistenza.
In preda a una nuova solitudine, dovremo fare i conti con una visione più precaria della vita, dove siamo meno immortali. Saremo costretti, infatti, a stare sempre di più con noi stessi e con la nostra famiglia. Finirà l’epoca dell’eccesso, quella degli influencer, perché quando c’è in pericolo la vita, la salute, emergono valori che avevamo rimosso. Potrebbero esserci dei cambiamenti migliorativi: una depurazione dal sovraccarico di superficialità che ha caratterizzato questo secolo e una fortificazione dei legami affettivi. Non credo che saremo più soli, quanto “diversamente soli”. L’umanità ha sempre saputo gestire le difficoltà. Ce lo insegna la storia e i conflitti mondiali che hanno caratterizzato il Novecento. Adesso siamo in una fase di cambiamento epocale. Da circa un secolo, infatti, l’umanità non ha subito cambiamenti significativi e ora si trova ad affrontare qualcosa di epocale. Che prima o poi arrivasse era prevedibile, anche se nessuno poteva immaginare che sarebbe stata un’epidemia a cambiare le nostre vite forse per sempre. (cit. in I sentieri della filosofia - http://www.isentieridella ragione.weebly.com)
Dal punto di vista archetipico, le pandemie, come quella da Covid-19, sono "visite degli dèi", che ci invitano a riflettere su noi stessi, sui nostri comportamenti e sul nostro rapporto con la vita e con la morte, modificando radicalmente, ove necessario, modi di pensare e valori, pena la dannazione psichica: "Oggi si gioca [infatti] una partita di consapevolezza (troppo spesso, di inconsapevolezza) nei confronti delle relazioni che legano il nostro Io alla psiche inconscia, agli altri esseri viventi (umani e non), al mondo e alla vita stessa". (Cfr. M. Tibaldi, "Malattie, epidemie e dèi" - martatibaldi.blogspot.com - 7 agosto 2020).
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