domenica 4 dicembre 2016



Marta Tibaldi

A Commentary to Cai Chenghou's 
"Creativity and Transformation of the Psyche"

in 

Psychoanalysis and Psychotherapy in China
Editor David Sharff, volume 2, 2016 


Abstract

The author describes the Jungian theoretical and clinical orientation she shares with Cai Chenghou in the light of differences between Chinese and Italian cultures. She considers the basic elements of psychoanalytical treatment including and beyond offering space for the emergence of images, together with the essential elements of therapeutic interaction. She expresses some difference in the understanding about the diagnostic status of the case presented, and then outlines her view of the value of having therapists retain states of not knowing in order to be able to discover new truths about their patients. Finally, she wonders if at times Chinese colleagues take Jung's ideas too literally, and in that way foreclose the metaphorical richness they offer.

Copyright 2016



giovedì 27 ottobre 2016


Sabato 5 novembre 2016 nella cornice della città di Torino, una giornata di studio sul potere evocativo delle immagini orientali sul nostro immaginario occidentale

Marta Tibaldi 
parlerà di che cosa significhi essere donna a Hong Kong, illustrando una realtà culturale e psichica complessa

(Foto: Marta Tibaldi)

***

CENTRO ITALIANO DI PSICOLOGIA ANALITICA
Istituto di Milano e dell’Italia Settentrionale

organizza la

Giornata di Studio

Sguardi Junghiani verso Oriente Ponti e connessioni attraverso immagini ed archetipi

Sabato 5 novembre 2016 | Ore 10,00
presso Sala Gandhi Centro “Sereno Regis” Via Garibaldi 13 Torino Vicino al Museo di Arte Orientale


in occasione del Cinquantenario del CIPA

La psicologia del profondo nella città
Pensare e immaginare le trasformazioni:
cura dell'anima, risposta alle sfide epocali


in collaborazione con

BASILICA DI SAN MARCO DI MILANO / CENTRO STUDI SERENO REGIS - SALA GANDI / COMUNITÀ ARCO DI TORINO / FONDAZIONE CORRIERE DELLA SERA / OPL - CASA DELLA PSICOLOGIA DI MILANO / PICCOLO TEATRO DI MILANO - TEATRO STUDIO / TRIENNALE DI MILANO / UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA - FACOLTÀ DI PSICOLOGIA / UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - FACOLTÀ DI PSICOLOGIA

con il contributo di
                             
BANCA POPOLARE DI LODI

con il patrocinio
        

Coordinatore delle iniziative del Cinquantenario: Enrico Ferrari

CIPA, Istituto di Milano, Commissione Scientifica d'Istituto: Silvana Nicolosi, Raffaele Toson, Marialuisa Donati, Mara Forghieri, Marco Goglio, Cosimo Sgobba


La partecipazione all’evento è gratuita

Per informazioni
CIPA - Istituto Milano e dell’Italia Settentrionale
Via Donizetti, 1/A - 20122 Milano - tel. 02 5513817 - email: info.cipa@iol.it
    


Programma                                                             

10-10,25                                 Introduzione e Benvenuto e presentazione del centro ospitante
  “Sereno Regis”
Wilma Scategni e Elsa Bianco

MODERATORE                   Wilma Scategni

10,25-10,50                            Note dal Guanciale; riflessioni su un testo femminile del X secolo e sul film di Peter Greenaway
                                               Adele Falbo

10,50-11,15                            La spada e il mandala: dalle religioni alla religiosità
                                               Augusto Gentili


11,15-11,45                            Coffee-break


11,45-12,10                            Il Sé tra Oriente e Occidente. Dalle Upanishad a Jung”.
                                               Franco Livorsi

12,10-12,35                            Essere donna a Hong Kong. Immagini da una realtà complessa
                                               Marta Tibaldi

12,35-13,00                            Letteralismo religioso delle masse. Terrorismo e Migrazione
                                               Giorgio Girard


13,00-14,00                            Intervallo per il pranzo


14,00-14,25                            Tai chi e il gioco della Sabbia
                                               Elvira Valente

14,25-14,50                            Sé e non Sé. Natura e ragioni di un fraintendimento tra psicologia analitica e buddhismo
Giuseppe M. Vadalà

14,50-16,20                            Visita al Museo di Arte Orientale (MAO – Torino)

16,20- 17,50                           Laboratori in piccolo gruppi dei contenuti emersi nelle relazioni:

16,20- 17,50           Gruppo A: "Jung e l'Oriente: il Bardo Thodol"
Coordina ed introduce il tema Stefano Cavalitto
16,20- 17,50           Gruppo B: “Butan: Viaggio nella spiritualità”
Coordina ed introduce il tema Silvana Ceresa
16,20 - 17,50          Gruppo C: “L’Oriente in noi”
Coordina ed introduce il tema Christian Vicini

17,50 -18,00                           Intervallo breve

18,00-18,30                            Plenaria: riflessioni conclusive della giornata

Presentazione

Qual’è il potere evocativo che le immagini d’oriente esercitano sulla cultura occidentale ai giorni nostri? Quali metamorfosi assumono nella realtà attuale quando vengono riportate alla luce attraverso esposizioni, stampe, sequenze cinematografiche? Cos’hanno da comunicare le maschere enigmatiche del teatro No, le poche parole - immagine nei sintetici versi degli “Aiku”, e la struttura ieratica dei caratteri cino-giapponesi?
Ormai li vediamo ovunque nelle nostre città. Ci vengono incontro ed a volte ci invadono sotto forma di insegne che parlano di ristorazione, di riso cantonese, germogli di soja saltati e nuvolette di granchio. Appaiono sugli abiti ariosi delle scuole di arti marziali, nei manga dei fumetti, sui tatuaggi di non pochi giovani. In ogni carattere è criptata un’immagine, in ogni immagine un simbolo, di cui ci sfugge il significato, da cui ci arrivano solo suggestioni indistinte. Possono le immagini incastonate nei miti, nelle fiabe e nei sogni, sotto forma di rappresentazioni iconiche, variopinte illustrazioni, parole descrittive, fluttuanti ed evanescenti presenze oniriche, suggerirci nuovi linguaggi, attenuare l’ansia ed il disorientamento di un mondo in continua tumultuosa trasformazione, accennando tracce di sentieri possibili?
Il pensiero junghiano sembra offrire, a questo proposito, non certo risposte, ma senz’altro indicazioni….


Relatori

Wilma Scategni             analista junghiano, socio CIPA e IAAP
Elsa Bianco                    analista junghiana. Centro Studi “Sereno Regis”
Adele Falbo                     analista junghiana, socio CIPA e IAAP
Augusto Gentili            analista junghiano, socio CIPA e IAAP
Franco Livorsi             socio onorario CIPA già Docente Universitario
Marta Tibaldi                 socia analista e docente AIPA IAAP- Hong Kong
Giorgio Girard             analista junghiano, socio onorario CIPA e socio IAAP
Elvira Valente               analista junghiana, socio CIPA e IAAP,
Giuseppe M. Vadala’     analista junghiano, socio CIPA e IAAP
Stefano Cavalitto       dipl. cand. ARPA. Docente COIRAG
Silvana Ceresa              analista junghiana, socia, ARPA- IAAP
Christian Vicini            analista junghiano, socio CIPA e IAAP




  

domenica 18 settembre 2016

Marta Tibaldi

Oltre il cancro...dieci anni dopo



Sabato 24 settembre 2016 alle ore 17,00 
Sala del Governatore - Palazzo dei Sette
Orvieto centro


"Di ogni esperienza, anche la peggiore, possiamo 'fare storia', trasformandola in un apprendimento individuale e, possibilmente, sociale.
Una riflessione su che cosa la lungo-sopravvivenza al cancro può insegnare ai malati, agli ex-malati e alle persone sane." (M. Tibaldi)

Sabato 24 settembre 2016 alle 17,00 ad Orvieto rifletteremo insieme sugli apprendimenti trasformativi legati alla malattia oncologica e ai suoi diversi esiti.




martedì 6 settembre 2016



Marta Tibaldi
Immaginazione attiva: dialogare con l'inconscio
Teatri dell'anima - Livorno, 17 settembre 2016


Un seminario interattivo dedicato alla conoscenza del metodo dell'immaginazione attiva 
di Carl Gustav Jung. 




Marta Tibaldi 
Esperienza di crisi e competenza transculturale
Arezzo, lunedì 19 settembre 2016


Giornata di studi

La diversità culturale. Ricerche situate in contesti internazionali
Dipartimento di Scienze della Formazione, Scienze Umane e della Comunicazione Interculturale
Aula 3 - Campus del Pionta - Arezzo




domenica 31 luglio 2016



Marta Tibaldi with Teresa Chan, Marie Chiu, Marshall Lee, Brian Tam, Emma Ting Wong

Transcultural identities. 
Jungians in Hong Kong

Artemide Edizioni, Roma 2016



"A heartfelt collection of narratives which serve as a bridge to the world of analytical psychology in Hong Kong.This remarkable corner of the world has produced a number of gifted clinicians who work in multiple languages with highly diverse populations. Master storyteller Marta Tibaldi weaves a set of tales from this group into a wonderful, rich study of transcultural encounters. Treat yourself to a delicious read at this psychological Dim Sum."

Joe Cambray, PhD
Provost, Pacifica Graduate Institute - Past-President IAAP

"Anyone interested to learn more about the history, the politics, the culture and the literature of Hong Kong, known in English as Fragrant Harbor, and the effect on individual development, should read this book. It is one of several books and research projects emerging from Jungian analysts and past routers working in cross-cultural partnerships in different parts of the world. Marta Tibaldi and her five colleagues are to be congratuleted for producing a book that is of interest at many different levels."

Jan Wiener
Director of Training, Society of Analytical Psychology, London
Vice-President IAAP, 2010-2013, Co-Chair IAAP Education Committee, 2007-2013 with special responsibility for Eastern Europe

"This unique book gathers the biographical journeys of students and senior members of the Hong Kong Analytical Psychology community, all of them highly influenced - inspired really - by teaching, supervision and treatment from Marta Tibaldi and her Western Jungian colleagues. In this way, it represents the way that their influence has not only taken root in Hong Kong, but has already led to the beginnings of a ramification of analytical ideas and work in this unique Chinese-Western cultural mix."

David E. Scharff, MD, Editor Psychoanalysis and Psychotherapy in China



Marta Tibaldi with Teresa Chan, Marie Chiu, Marshall Lee, Brian Tam, Emma Ting Wong

Transcultural identities. 
Jungians in Hong Kong

Artemide Edizioni, Roma 2016



"A heartfelt collection of narratives which serve as a bridge to the world of analytical psychology in Hong Kong.This remarkable corner of the world has produced a number of gifted clinicians who work in multiple languages with highly diverse populations. Master storyteller Marta Tibaldi weaves a set of tales from this group into a wonderful, rich study of transcultural encounters. Treat yourself to a delicious read at this psychological Dim Sum."

Joe Cambray, PhD
Provost, Pacifica Graduate Institute - Past-President IAAP

"Anyone interested to learn more about the history, the politics, the culture and the literature of Hong Kong, known in English as Fragrant Harbor, and the effect on individual development, should read this book. It is one of several books and research projects emerging from Jungian analysts and past routers working in cross-cultural partnerships in different parts of the world. Marta Tibaldi and her five colleagues are to be congratuleted for producing a book that is of interest at many different levels."

Jan Wiener
Director of Training, Society of Analytical Psychology, London
Vice-President IAAP, 2010-2013, Co-Chair IAAP Education Committee, 2007-2013 with special responsibility for Eastern Europe

"This unique book gathers the biographical journeys of students and senior members of the Hong Kong Analytical Psychology community, all of them highly influenced - inspired really - by teaching, supervision and treatment from Marta Tibaldi and her Western Jungian colleagues. In this way, it represents the way that their influence has not only taken root in Hong Kong, but has already led to the beginnings of a ramification of analytical ideas and work in this unique Chinese-Western cultural mix."

David E. Scharff, MD, Editor Psychoanalysis and Psychotherapy in China

venerdì 20 maggio 2016

The Small Mother Complex and the Royal Feminine

Marta Tibaldi
The Small Mother Complex and the Royal Feminine
 Just published in:



Is it really the Mediterranean Great Mother "the archetypal precondition that comes to life in every individual Italian woman" as Ernst Bernhard suggests? or is a devaluated image of femininity, a Small Mother Complex, the contemporary precondition that comes to life in every individual Italian woman? 

The Mediterranean Great Mother, that has always been an image of great power and influence on the Italian psyche, now has turned into a Small Mother Complex to the detriment of the individual and the collective experience of the desire.

In her paper The Small Mother Complex and the Royal Feminine Marta Tibaldi will discuss it, highlighting how the notion of “femininity” acts as a cultural complex both in women and in men.


Copyright 2016



lunedì 4 aprile 2016

An archetypal reflection on the new language policy in Hong Kong


Marta Tibaldi
An archetypal reflection on the new language policy in Hong Kong 


Discalimer: 
This post doesn't express any political opinion. All data and information provided are only for personal psychological purpose.

A Chinese proverb says that "when the wind of change blows, some build walls, some others windmills." There is no doubt that since the handover in 1997, Hong Kong and its people are facing a wind of change that might build "emotional walls" between Hong Kong and China. The problem arises from the compulsory replacement of Cantonese - the Guang Dong province and Hong Kong people's mother-tongue - by Putonghua - the official language in China - in schools. (The English name "Cantonese" comes from the fact that Guang Dong was the main trading port in the end of Quing dynasty. So the expats traderds called this place "Canton", thus "Cantonese" as the spoken language.)

The Hong Kong government's language policy is going straight in the direction of implementing Mandarin, advocating biliteracy and trilingualism: "The promotion of Mandarin is extensive, from school level via curriculum and public exams, to the public sphere such as radio, television and public utilities announcement. [...] Authorities are now promoting Putonghua as the medium of instruction in Chinese language lessons (PMIC) in a low-profile manner, as there's no research data backing up the advantages of using Mandarin over Cantonese in the instruction of Chinese language."("Why our young generation will stay on guard over language policy, Ejinsight, March 19, 2016.)"



Beyond the political reasons - the new language policy serves as the best starting point to construct national identity in the Hong Kong youth - the government's decision to speed up the amalgamation of Hong Kong and mainland China thanks to the language policy is creating some worries in the Hong Kong parents. It is now difficult to find a school that uses Cantonese as the medium of instruction in Chinese language lessons: "Cantonese might soon be labeled as a dialect for family and regional usage only" and this is provoking a change in the identity of the Hong Kong people.

Marshall Lee, a brillian young psychiatrist who is training as a Jungian analyst in Hong Kong, recently informed me about this language issue. He pointed out how the emotional experience of the new language policy is perceived as a weakening of their previous identity: "HK people in general are in identity crisis, both culturally and politically. In fact, we feel we are following steps of Tibet and Guangzhou, where the influx of mainland migrants and denigration of local language are going hand in hand." He let me know the picture labeled on the top of this post: it is the slogan in a primary school in Guangzhou, saying "speaking Putonghua, and writing simplified Chinese, be a civilised person".    


(photo: Marta Tibaldi)

Leaving by side any political consideration, I would like to reflect on the change of identity that the Hong Kongers are facing since the handover in 1997 from an archetypal perspective, referring to the relational pattern between a "step-mother" and a "step-daughter" as highlighted in a Fairy Tale such as, for example,  Perrault's Diamonds and Toads. 

Very briefly Perrault's Fairy Tale tells the story of "an old widow" who had two daughters, Fanny and Rose: "Fanny was disagreable and proud but looked and behaved like her mother and therefore was her favorite child; Rose, the younger daughter, was sweet, compassionate and beautiful but resembled her late father. Jelous and bitter, the widow and her favorite daughter abused and mistreated the younger girl." In the woods Rose met a Fairy in the shape of an old beggar, she was kind to her and the Fairy gave her the gift of having either a jewel, a precious metal or a pretty flower from her mouth whenever she spoke. Back home, the step-mother wanted Fanny to get the same gift and sent the elder daughter to meet the Fairy in the woods. This time the Fairy appeared as a princess and Fanny was very rude to her. As punishment for her bad behavior, Fanny got from the Fairy that either a toad or a snake would fall from her mouth whenever she spoke. Back home again the widow was in fury with Fanny and drove her younger daughter (sic) out of the house. In the woods Rose met a king's son who fell in love with her and married her. In time the old widow was so sickened by Fanny that drove her out and died alone and miserable.


(photo: eviloverlordthoughts.com)

Although Perrault's Diamonds and Toads might appear miles away from the problem of the new language policy in Hong Kong, symbolically speaking there are some elements in common: Rose as Hong Kong became "a step-daughter" after "the father's death", that is the handover in 1997. What about considering the beautiful Hong Kong, "the pearl of Orient", "the fragrant Harbour" as a younger daughter who lost her father - the British government - facing a sudden change of her identity? No doubt that Hong Kong is a city of a vibrant beauty that willy-nilly exceeds in that all other cities. Can we approach the relationship between China and Hong Kong along the archetypal pattern of those between "a step-mother" and "a step-daughter that desn't look and behave like her mother" - the Chinese style - and therefore cannot be appreciated by her in her diversity?

Going back to the Fairy Tale, we know that archetypal narrative are precious material that not only indicates the present situation ("a change of identity") and the problem ("cannot be appreciated in her diversity") but also show the resources we can draw and the possible solution of the story's action. In Diamonds and Toads the resources come to the younger daughter from "the woods", the world of the unconscious: Rose meets the Fairy and the king's son in the depth of her psyche and finds there its creative aspects and the noblest form of her positive masculine principle. These deep resources will balance the destructive power of "a negative mother complex" represented by "the step-mother".

Under this regard I want to quote once more what the young colleague Marshall Lee wrote me and whose thoughts seem to go in same direction: "Recently I am reading more on the history of Cantonese and some ghost stories written back in 300 AD. I was amazed to find myself able to understand the text more or less. When I read out aloud, some of the words still being used in exactly the same way in modern colloquial Cantonese! After starting on my personal and router journey [the Jungian training program] for some time, I have the sense that I have to go into deeper layer of tribal and cultural level in order to further my studies."

C.G. Jung's analytical psychology do not claim to give political answers but certainly can offer psychological reflections and archetypal understandings of winds of change and apparent impassable walls in front of us.


(photo: Marta Tibaldi)

Copyright 2016
Marta Tibaldi, Professional Profile and Publications


giovedì 28 gennaio 2016

Oltre il cancro. Un percorso per sostenersi a vicenda: condividere la propria esperienza con i "compagni di avversità"



oltre il cancro


Marta Tibaldi

Oltre il cancro, dieci anni dopo

Sono appena rientrata da una visita di controllo e, a dieci anni dall'insorgenza della malattia, oggi sono stata ufficialmente dimessa dal programma per malati oncologici. Ad aprile di quest'anno scadranno anche i dieci anni di esenzione dal pagamento del ticket sulle prescrizioni sanitarie: rientro così a pieno titolo tra le persone sane.

Nel libro Oltre il cancro. Trasformare creativamente la malattia che temiamo di più (Moretti & Vitali, Bergamo 2010), a proposito dei dieci anni previsti tra la diagnosi della malattia e la fine dei controlli, scrivevo:

"Le assicurazioni sanitarie coprono le spese dei malati oncologici fino ai dieci anni dalla data di insorgenza della patologia, così come l'esenzione dai ticket sugli accertamenti diagnostici da parte del servizio sanitario nazionale ha la validità di dieci anni. Che cosa vuole dire questo? Che dopo tale data siamo ritenuti guariti? O che le assicurazioni e la sanità ci immaginano già morti? Me lo sono domandato, con la curiosità di capire i criteri informatori di questa scelta..." (p. 93)

Oggi ho superato ufficialmente la soglia dei dieci anni, sono ancora viva e 'libera dalla malattia', come si dice in gergo: un lasso di tempo che offre l'opportunità di raccontare, di riflettere e di condividere un percorso sfaccettato e complesso i cui segni, nel bene e nel male, rimangono impressi nel corpo, nella psiche, nell'esistenza quotidiana, a testimonianza di un'esperienza che non si lascia liquidare come soltanto negativa. La malattia oncologica è infatti troppo piena di aspetti complessi e contraddittori per essere banalizzata in formule pregiudiziali che in primo luogo fanno torto ai malati stessi.


Perché le esperienze di malattia, di resilienza e di coraggio dei malati oncologici possano essere utili ad altri malati e a coloro che a vario titolo ruotano intorno alla malattia, patendone le difficoltà e le sofferenze,  il 2 febbraio 2016 presenterò, insieme a Loretta Fabbri, Direttrice del Dipartimento Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale di Arezzo e a Sergio Bracarda, Responsabile medico del Dipartimento Oncologico AUSL8 di Arezzo, il progetto "Oltre il cancro" che è finalizzato, da un lato, a condividere l'esperienza della malattia e delle sue cure e, dall'altro, a conoscere gli aspetti psicologici e sociali che vi sono coinvolti: un percorso 'virtuoso' per sostenersi a vicenda e per fare della malattia un'esperienza di vita e non un naufragio. Come notavo a suo tempo: "Non si tratta più di chiederci come possiamo evitare la nostra mortalità fisica - impresa peraltro impossibile - ma come possiamo vivere in modo resiliente e creativo anche la malattia e la morte, che sono comunque un'esperienza di vita e come tale appartengono a pieno diritto all'esistenza." (p. 16)

Oggi come allora sono convinta che "Trasformando le storie di malattia in esperienze di vita, i malati oncologici diventano 'prove viventi' di come sia possibile contenere la distruttività, fino a raggiungere il versante creativo delle esperienze traumatiche stesse. Il risultato è l'acquisizione di una saggezza naturale profonda, che si esprime nel vivere con giusta misura se stessi, gli altri e il mondo; in fin dei conti, il raggiungimento di un atteggiamento più equilibrato nei confronti dell'esistenza." (p. 14)


(Foto: bandieragialla.it)





giovedì 14 gennaio 2016

Courses of "masculine morality" in Beijing


Marta Tibaldi
Courses of "masculine morality" in Beijng 

China still surprises for his pragmatism. I just read the article by Giampaolo Visetti "The education of the father in China" (La Repubblica, January 6, 2016) about the first courses of "masculine morality" held in Beijing, intended to make the Chinese men good parents and husbands.

The course teaches men how to take care for their children and not to mistreat their wifes, questioning some of the basic assumptions of the Confucian ethics, which for centuries considered the female gender inferior and submitted to men. The courses of "masculine morality" want to curb culturally authorized abuses against women, in a historical context in which the way of treating the female gender is becoming a focal parameter to observe different cultures.

(it.dreamstime.com)

The change of the internal sensibility, the Westernization of China and the requests coming from a globalized world require this gigantic, complex and contradictory country to think of itself in new ways. One example is the repeal of the one-child policy: on the one hand 36-year ban allowed an effective birth control, but on the other created a gender imbalance. Selective abortion against girls actually led to a surplus of males and the consequent difficulty for them to find a wife.

Without going into the details of political considerations that have prompted the Chinese authorities to give a change to their customs and traditions and pointing out that in China the status of women has seen historical periods during which there was equality with men - think, for example, the period of the Shang Dynasty and the latest cultural revolution of Mao - I want to focus on courses of "masculine morality" considering them from a psychological standpoint.

(adnkronos.com)

In the years of the one-child policy, the mothers and a strongly male-oriented society like the Chinese one have taught their sons to be 'little emperors', often without awareness of the emotional toll of this choice. A problematic aspect, among the many accompanying cultural imbalance between the sexes, is linked to the inevitable conflict between the demands of the mother and the need for freedom of the child.

One example is the story of a young talented boy whose artistic attitude do not match with the cultural expectations in which mother and son are trapped. The young man got symptoms and depression and cannot follow his desires because of a paralizing sense of guilt. At the same time he cannot free himself from the dynamics of dependence / independence that bind him to his real mother and to his internalized image of her. How difficult will be for this guy to question on the one side the Confucian morals that wants him as an obedient son, and on the other to give up the privileged role of 'little emperor' that asks him not to become fully himself?

The courses of "masculine morality" go certainly in the direction of improving the condition of the real Chinese woman - and this is a very good news - but could also become in the short and long run a good tool to reflect on those gender roles, culturally imposed, that deprive both men and women of the opportunity to fully become themselves, mortifying at the same time the dynamics of desire in both of them.

(Photo: Marta Tibaldi)

Go to the Italian version


Copyright 2016
Marta Tibaldi, Professional Profile and Publications

Published also on e-jungian.com the online magazine about analytical psychology, directed both to professionals and all the people interested in Jungian psychology. It provides up-to-date information about events, books, articles, Jungian blogs and more. It is a unique connection of tradition and the newest developments in the field. http://e-jungian.com/marta-tibaldi-courses-of-masculine-morality-in-beijing/



sabato 9 gennaio 2016

Corsi di "morale maschile" a Pechino



Marta Tibaldi
Corsi di morale maschile a Pechino

La Cina sorprende ancora per il suo pragmatismo. Leggo nell'articolo di Giampaolo Visetti "L'educazione del papà cinese" (La Repubblica, 6 gennaio 2016) che a Pechino sono stati organizzati i primi corsi di "morale maschile" finalizzati a rendere gli uomini cinesi buoni genitori e mariti.

I corsi insegnano agli uomini ad accudire i figli e a non maltrattare le donne, mettendo in discussione alcuni assunti della morale confuciana, che da secoli considera il genere femminile inferiore a quello maschile. I corsi di "morale maschile" vogliono arginare gli abusi culturalmente autorizzati nei confronti delle donne, in un momento storico e sociale in cui il modo di trattare il genere femminile sta diventando un parametro focale con cui osservare le culture.

(it.dreamstime.com)

Il mutato clima interno, l'occidentalizzazione della Cina e le esigenze di un mondo globalizzato obbligano questo paese gigantesco, complesso e contraddittorio a pensare se stesso in modi nuovi. Ne è un esempio l'abrogazione della politica del figlio unico: 36 anni di divieto che da un lato ha permesso un efficace controllo delle nascite e dall'altro ha creato uno squilibrio tra i generi. L'aborto selettivo nei confronti delle bambine ha portato infatti a un eccedenza di maschi e alla conseguente difficoltà di trovare moglie.

Senza volere entrare nel merito delle considerazioni politiche che hanno spinto le autorità cinesi a imprimere un cambiamento ai loro usi e costumi e ricordando che in Cina la condizione della donna ha visto fasi storiche durante la quale ci fu parità con gli uomini -  si pensi, ad esempio, l'epoca della dinastia Shang e la più recente rivoluzione culturale di Mao - vorrei soffermarmi sui corsi di "morale maschile" considerandoli dal punto di vista psicologico.

(adnkronos.com)

Negli anni della politica del figlio unico, le madri e una società ad orientamento fortemente maschilista come quella cinese hanno insegnato ai figli maschi a essere 'piccoli imperatori', spesso senza consapevolezza del prezzo emotivo di questa scelta. Un aspetto problematico, tra i molti che accompagnano lo squilibrio culturale tra i generi, è legato all'inevitabile conflitto tra le richieste della madre e l'esigenza di libertà del figlio.

Ne è un esempio la storia di un giovane dal talento artistico la cui creatività male si concilia con i ruoli culturali in cui madre e figlio sono intrappolati. Il giovane vive in una severa depressione e ha intollerabili sensi di colpa quando cerca di avvicinarsi ai propri aspetti desideranti. Nello stesso tempo vive in modo conflittuale anche le dinamiche di dipendenza/indipendenza nei confronti della madre reale e della sua immagine interiorizzata. Quanto sarà difficile per questo ragazzo mettere in discussione la morale confuciana che lo vuole un figlio ubbidiente da un lato, e il ruolo privilegiato di 'piccolo imperatore' che gli chiede di non essere se stesso, dall'altro?

I corsi di "morale maschile" vanno sicuramente nella direzione di rendere migliore la condizione reale della donna cinese, ma potrebbero anche rappresentare negli anni uno strumento di riflessione sociale su ruoli di genere culturalmente imposti che privano gli uomini e le donne della possibilità di essere pienamente se stessi, mortificando il desiderio in entrambi.

(foto: Marta Tibaldi)

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