giovedì 29 ottobre 2020

 Marta Tibaldi

La metafora alchemica nella stanza d'analisi, oggi

Che cosa significa usare oggi la metafora alchemica nella stanza d'analisi? in che modo questo riferimento così lontano nel tempo e nella storia ci può aiutare a leggere e comprendere ciò che accade nell'esperienza del profondo, in relazione anche agli avvenimenti del mondo?

Riflettere oggi sul tema della metafora alchemica nella pratica psicologico-analitica significa prendere atto, ad esempio, che il trauma della pandemia sta indebolendo sempre di più la coscienza dell'Io, a favore (o a sfavore, per chi non abbia familiarità con gli aspetti inconsci della mente), della polarità del Sé, ovvero dei contenuti profondi che vanno oltre gli aspetti psicofisici e spirituali personali e che rimandano a dimensioni archetipiche. Secondo Carl Gustav Jung, la personalità si organizza intorno all'asse Io-Sé, il cui buon equilibrio dinamico garantisce il benessere dei singoli e della collettività: nei suoi estremi, uno sbilanciamento in direzione dell'Io porta a un aumento dei meccanismi di difesa (cfr. "Negazione e paura", martatibaldi.blogspot.com - 17 agosto 2020) mentre, quando l'accentuazione è in direzione del Sé, si rischia l'inflazione, la possessione psicofisica e spirituale, il collasso dell'Io (cfr. M. Tibaldi, "Amati, non-amati, amanti", L'età del ferro, anno 2, n. 4, dicembre 2019).

Oggi questi squilibri sono evidenti. In termini alchemici è in atto un processo di trasformazione globale, che, partendo da una prima materia oscura quale l'esperienza pandemica, va verso il "compimento", ovvero la realizzazione del migliore equilibrio vitale possibile, grazie a una sinergia positiva degli elementi in gioco. 

I movimenti dell'asse Io-Sé sono strettamente collegati a quello che Jung chiama il processo d'individuazione, che tende alla realizzazione di un'esistenza compiuta in tutti i suoi aspetti vitali. Questo processo è analogo alla creazione, da parte degli alchimisti, dell' "oro filosofico", di ciò che è duraturo a fronte di ciò che è impermanente:

Il Sé, nel suo desiderio di autorealizzarsi, si dilata al di sopra della personalità dell'Io; grazie alla sua natura onnicomprensiva esso è al tempo stesso più limpido e più oscuro di quest'ultimo e pone l'Io di fronte a problemi che esso preferirebbe invece eludere. [...] A differenza dell'ideale dell'alchimia, che consisteva nella produzione di una sostanza misteriosa [...] l'interpretazione psicologica (preparata dagli alchimisti) conduce all'idea di totalità dell'uomo. Quest'idea ha anzitutto un significato terapeutico, giacché tema di cogliere concettualmente quello stato psichico che risulta dal superamento della dissociazione, ossia della distanza tra coscienza  e inconscio. La compensazione alchemica corrisponde all'integrazione dell'inconscio nella coscienza, operazione che produce una trasformazione in entrambi [...] l'uomo moderno ha bisogno di un metodo speciale, che consiste nell'esplorare e nel formulare i contenuti inconsci allo scopo di rimuovere le difficoltà della coscienza. (C.G. Jung, Mysterium Coniunctionis, OC14/2, p. 460). 

Nella stanza d'analisi, lo psicologo analista che utilizzi, tra l'altro, anche la metafora alchemica ha come obiettivo, da un lato, il raggiungimento del funzionamento ottimale dell'Io e, dall'altro, l'integrazione consapevole delle richieste del Sé: l'analisi delle difese e dello stile dell'Io, quella dei sogni, le immaginazioni attive e la scrittura attiva profonda, l'analisi del transfert e del controtransfert, sono soltanto alcuni degli strumenti che in analisi concorrono all'obiettivo del "compimento" alchemico (cfr. M. Tibaldi, "Stati di rubedo nell'esperienza analitica", in S. Massa Ope, A. Rossi, M. Tibaldi, Jung e la metafora viva dell'alchimia, Moretti & Vitali, Bergamo 2020)

Oggi l'uso della metafora alchemica nella stanza d'analisi rappresenta una griglia di riferimento simbolica, che orienta nelle esperienze di oscurità personali e archetipiche, verso la costruzione di un'alleanza positiva con la materia vivente, nella consapevolezza che quest'ultima ricrea continuamente se stessa lungo i cicli di vita, morte e rinascita.  


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domenica 25 ottobre 2020

 Marta Tibaldi

Il disagio delle parole

Le parole non sono neutre: veicolano emozioni e immagini, che non necessariamente sono positive e portano benessere.
"Coprifuoco" è per me una di queste: ogni volta che la sento avverto un disagio cognitivo ed emotivo; "coprifuoco" evoca in me scenari di guerra - ricordo i miei genitori usare questo termine per raccontare la loro esperienza di quegli anni - anche se in termini lessicali l'uso della parola è corretto. Nel Vocabolario della lingua italiana Treccani si legge infatti che "coprifuoco" indica "l'usanza medievale per cui, a una determinata ora della sera, gli abitanti di una città erano tenuti a coprire il fuoco con la cenere per evitare incendi," ma anche "il divieto straordinario di uscire durante le ore serali e notturne imposto dall'autorità per motivi di ordine pubblico, in situazioni di emergenza." (Vocabolario della lingua italiana Treccani, p. 945). 

James Hillman insegna che le parole non sono flatus vocis, semplici nomi: esse sono anche immagini, scenari emotivi e relazionali di cui è opportuno essere consapevoli e responsabili (cfr. J. Hillman, Psicologia alchemica, Adelphi, Milano 2013). Il trauma globale che stiamo vivendo chiede parole scelte e usate con cura e che, al posto della paura, dell'impotenza e della rabbia, mobilitino nella collettività sentimenti di equanimità, calma e senso di responsabilità. 

La seconda ondata della pandemia porta con sé non soltanto l'emergenza sanitaria ed economica, ma anche quella emotiva: è urgente prendersi cura collettivamente, e non solo grazie alla generosità individuale di chi offre aiuto professionale, anche di questo aspetto. Il trauma acuto, se non trattato adeguatamente, si cronicizza. La collettività rischia una patologia generalizzata, con effetti dirompenti sul tessuto sociale. La salute psicologica dei cittadini entri a pieno titolo e responsabilmente nell'agenda di chi si rivolge alla collettività.


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sabato 3 ottobre 2020


Iil Il video di presentazione del libro:

Jung e la metafora viva dell'alchimia. Immagini della trasformazione psichica
(a cura di S. Massa Ope, A. Rossi, M. Tibaldi)
Moretti & Vitali, Bergamo 2020


A novembre 2020 in libreria