lunedì 6 febbraio 2023

M. Tibaldi, Spare. Un gigantesco agito distruttivo?

Marta Tibaldi

Spare.

Un gigantesco agito distruttivo?

 

            Mi ero riproposta di leggere Spare, l’autobiografia di Harry, principe di Windsor, più per dovere di cronaca che per curiosità, ma prima di comprare il libro ho voluto guardarne l’estratto. Devo dire che mi sono trovata nella stessa situazione di quando ho letto, svariati anni fa, Cinquanta sfumature di grigio: entrambi i libri mi sono sembrati da subito noiosissimi, se non inutili. Si tratta infatti di scritti nei quali il pettegolezzo e la chiacchiera da bar diventano genere letterario. La superfetazione pubblica della vita privata è definitivamente tracimata oltre quelli che sembrano essere ormai dei punti di non ritorno e ha dato vita a un tipo di narrazione che appassiona molti - pensiamo all'altissimo numero di copie vendute già il primo giorno della pubblicazione - ma forse non tutti. Sicuramente non appassiona me. Ad ogni buon conto ho letto con attenzione l’estratto di Spare perché ho pensato che mi potesse interessare in quanto storia di un lutto traumatico. 

    Intanto cominciamo con il dire che il libro non è stato scritto di suo pugno dal principe Harry; fatto che mi ha stupito e mi ha colpito negativamente: è possibile che il protagonista di fatti così gravi non sia stato in grado di scrivere direttamente la propria storia, magari sotto la supervisione di un editorSpare infatti è stato scritto da J. R. Moheringer, il ghost writer più famoso del momento. Ho pensato allora di trovarmi di fronte a una scrittura professionale – probabilmente lo è – il cui contenuto però rimane quello del pettegolezzo. Spare sembra il racconto del maggiordomo che spia il principe dal buco della serratura: peccato che questa volta a spiare e a raccontare dal buco della serratura sia lo stesso principe. 

            Ma procediamo con ordine. La citazione iniziale la possiamo considerare, insieme al titolo, il programma del libro: “Il passato non muore mai. / Non è nemmeno passato.” La citazione è tratta da Faulkner e, sapendo che Harry viene dal trauma infantile della morte della madre, con queste parole l'autore sembra dire al lettore che lui si trova ancora là, in un passato che non è passato. Da questo punto di vista il libro confermerebbe l'ipotesi della narrazione post-traumatica di un lutto non risolto. C’è però un altro tema, messo in campo, questa volta, dal titolo del libro: Spare, il minore, la ruota di scorta. Qui non si tratta più di trauma, ma di un vissuto che sembrerebbe riguardare il mettersi a paragone con altri, forse non accettando un dato di fatto: essere il secondo. Se questa disparità strutturale tra i fratelli vale in ogni famiglia – a questo proposito forse a Harry farebbe bene leggere qualcosa di Alfred Adler – nel caso della monarchia ciò vale ancora di più: An Heir and a Spare (Un erede e una riserva), come dicono informalmente gli inglesi. C'è un erede diretto e un secondo in linea di successione, ma l'espressione inglese non sottovaluta il secondo, quanto piuttosto sancisce un dato di fatto delle leggi monarchiche.  Il libro sembrerebbe quindi trattare due temi – il lutto traumatico e la difficoltà di accettare un dato di fatto. 

    Arriviamo poi all’incipit del ghost writer: “Un libro eccezionale, denso di particolari, rivelazioni e riflessioni intime, illuminato dalla consapevolezza – conquistata a caro prezzo - che l’amore vince sempre sul dolore”: una sorta di captatio benevolentiae del lettore per interposta persona da parte del ghost writer? Qui sorge una domanda più radicale: siamo davvero sicuri che il libro testimoni la vittoria dell’amore sul dolore o invece - come sembra ormai evidente dal calo di popolarità del principe a un mese dalla pubblicazione del libro – che la sua confessione dal buco della serratura in realtà non sia un gigantesco agito distruttivo, di cui forse soltanto se ne comincia a vedere la portata? In realtà ho sempre pensato che l'identificazione unilaterale del principe con il ruolo di vittima contenesse in sé un grandissimo pericolo di ribaltamento. Spare sembra segnare l'inevitabile turning point di Harry, principe di Windsor, che da vittima è diventato carnefice di sé stesso. Con queste riflessioni nella mente, ho deciso di non leggere il libro.

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