Marta Tibaldi
I gialli di Qui Xialong: un modo inconsueto di raccontare la Cina
Non sono mai stata appassionata di romanzi gialli, ma gli otto episodi della serie dell'ispettore Chen Cao della polizia di Shangai, scritti da Qui Xialong, mi hanno fatto cambiare idea.
Originario di Shangai, naturalizzato americano, Qui Xialong insegna Letteratura cinese presso la Washington University di Saint Louis nel Missouri. Il suo romanzo di esordio è La misteriosa morte della compagna Guan (2000) il primo della serie dell'ispettore Chen Cao, con il quale vince l''Anthony Award per la migliore opera prima. Qui Xialong scrive poi Visto per Shanghai (2002), Quando il rosso è nero (2004), Ratti rossi (2006), Di seta e sangue (2007), La ragazza che danzava per Mao (2009), Le lacrime del lago Tai (2012) e Cyber Cina (2013). Nel 2010 pubblica Il vicolo della polvere rossa, una raccolta di brevi racconti nei quali gli abitanti di un vecchio quartiere di Shanghai narrano sessant'anni di storia della Cina e delle sue trasformazioni.
Tradotte in dieci lingue, le storie poliziesche dell'ispettore Chen Cao hanno conquistato fama mondiale non solo per l'abile costruzione delle trame, ma anche per l'accurata descrizione nella realtà cinese contemporanea. Si tratta di narrazioni costruite su un doppio registo, quello dell'azione poliziesca e quello poetico. L'ispettore Chen Cao ha infatti un'identità composita: è poliziotto per volere del partito, ma scrive poesie per vocazione.
Qui Xialong, che insegna letteratura cinese ed è poeta, grazie a questo stratagemma letterario intreccia all'azione narrativa brani di poesie, guidando il lettore, secondo il caratteristico stile cinese indiretto (cfr. F. Jullien, L'ansa e l'accesso. Strategie di senso in Grecia e in Cina, Mimesis 2011) nella letteratura cinese. E al lettore attento non sfugge quanto la citazione di questi brani poetici costituisca una storia nella storia; una narrazione parallela, ricca di delicata emotività e spesso di tristezza, forse testimonianza della nostalgia dell'autore nei confronti di un paese nel quale non può tornare - a seguito dei disordini di piazza Tiananmen Qui Xialong è stato costretto a rimanere negli Stati Uniti - e che rischia di perdere aspetti importanti della propria identità culturale?
E' soltanto un sogno/ del passato, del presente./ Chi si sveglia da un sogno?/ Esiste unicamente un ciclo ininterrotto di vecchie gioie e nuovi dolori./ Un giorno, qualcun altro/ vedendo la torre, di notte,/ potrebbe sospirare per me. (Su Shi, poeta della dinastia Song, citato in Le lacrime del lago Tai, Marsilio, Venezia 2013, p. 60).
Tradotte in dieci lingue, le storie poliziesche dell'ispettore Chen Cao hanno conquistato fama mondiale non solo per l'abile costruzione delle trame, ma anche per l'accurata descrizione nella realtà cinese contemporanea. Si tratta di narrazioni costruite su un doppio registo, quello dell'azione poliziesca e quello poetico. L'ispettore Chen Cao ha infatti un'identità composita: è poliziotto per volere del partito, ma scrive poesie per vocazione.
(foto: leggerealumedicandela.blogspot.com)
Qui Xialong, che insegna letteratura cinese ed è poeta, grazie a questo stratagemma letterario intreccia all'azione narrativa brani di poesie, guidando il lettore, secondo il caratteristico stile cinese indiretto (cfr. F. Jullien, L'ansa e l'accesso. Strategie di senso in Grecia e in Cina, Mimesis 2011) nella letteratura cinese. E al lettore attento non sfugge quanto la citazione di questi brani poetici costituisca una storia nella storia; una narrazione parallela, ricca di delicata emotività e spesso di tristezza, forse testimonianza della nostalgia dell'autore nei confronti di un paese nel quale non può tornare - a seguito dei disordini di piazza Tiananmen Qui Xialong è stato costretto a rimanere negli Stati Uniti - e che rischia di perdere aspetti importanti della propria identità culturale?
E' soltanto un sogno/ del passato, del presente./ Chi si sveglia da un sogno?/ Esiste unicamente un ciclo ininterrotto di vecchie gioie e nuovi dolori./ Un giorno, qualcun altro/ vedendo la torre, di notte,/ potrebbe sospirare per me. (Su Shi, poeta della dinastia Song, citato in Le lacrime del lago Tai, Marsilio, Venezia 2013, p. 60).