mercoledì 6 gennaio 2021

Marta Tibaldi, Rossore e compimento dell'opera

Marta Tibaldi

Rossore e compimento dell'opera

 


“Nel linguaggio comune il termine ‘compimento’ indica la realizzazione, il raggiungimento, la meta di un processo. Nel procedimento alchemico la rubedo fa riferimento alla realizzazione dell’“oro filosofico”, ovvero al ‘compimento’ dell’opus stesso. Nella vita di Jung molti sono stati gli stati di ‘compimento’, sia a livello personale che di produzione scientifica: si pensi, ad esempio, al Libro Rosso. Liber Novus, opera di fatto incompiuta, che trova la sua piena realizzazione molti anni dopo in Mysterium Coniunctionis, ultimo scritto di Jung e summa teorica e individuativa. 


Quando guardiamo all’esperienza psichica del ‘compimento’ attraverso la metafora alchemica, abbiamo in mente il movimento di integrazione degli opposti psichici, che caratterizza il processo di individuazione in tutto il suo svolgimento e a tutti i livelli in cui ciò si consegue nel corso dell’esistenza umana. In termini di consapevolezza cosciente, il ‘compimento’ psicofisico, raffigurato dall’immagine alchemica della rubedo, si realizza soprattutto grazie al confronto con le polarità morte-vita, la coppia psichica più difficile e radicale con cui il paziente si possa cimentare nella stanza d’analisi e nel corso della sua esistenza. 


Nel momento in cui questa dinamica psichica non agisce più soltanto in forma compensatoria – fatto che avviene soprattutto nel passaggio dalla nigredo all’albedo, come esperienza di perdita dell’inconscietà precedente – ma è còlta nei suoi aspetti complementari, come passaggio ineludibile verso la rinascita, si scopre che morte e vita concorrono insieme alla realizzazione dell’opus, alla rinascita del corpo/mente e alla vitalizzazione dell’intera esistenza.  La soggettività individuale che si unisce all’impersonalità del vivere rende possibile la realizzazione della “pietra filosofale”, ovvero il ‘compimento’ del processo analitico stesso, la piena integrazione di sé con lo spirito vitale: oltre l’esperienza di “essere diventati ciò che si è”, “si è” senza aggettivazioni nella completezza dell’esistere, là dove, arrossati dal sole alchemico e dallo spirito di vita, “la coscienza si dissolve in contemplazione. In questo senso il ‘compimento’ è nello stesso tempo sia la capacità di percepire la perfezione dell’attimo naturale, quando si manifesta spontaneamente alla coscienza e ci fa dire, con Goethe: “Ma rimani! Tu sei così bello!” (J.W Goethe, Faust (a c. di F. Fortini), Mondadori, Milano 2021, vv. 1699 s.), sia quella di costruirlo consapevolmente attraverso l’integrazione degli opposti psichici, lungo il processo di individuazione e tramite il confronto attivo con il Sé. 


Per questo l’alchimia non si può considerare un’attività spontanea dell’inconscio, quanto un processo di riflessione sull’enigma di noi stessi e della materia di cui siamo fatti:

 

Alchimia e psicologia dell’inconscio rappresentano pertanto due forme diverse – perché venute alla luce in diversi periodi storici – di riflessione sul mistero centrale della psiche, l’archetipo della congiunzione delgi opposti, proiettato sulle trasformazioni della materia da parte degli antichi adepti dell’“Arte Sacra”, riportato all’interno dell’uomo nella psicologia di Jung

(cfr. M. Pereira. “L’alchimia e la psicologia di Jung”, in Trattato di Psicologia analitica (a c. di A. Carotenuto), UTET, Torino 1992, pp. 426-4365)”

 

Tornando all’esperienza della rubedo, alla psicoanalisi integrata e agli studi neurobiologici, ritengo che il compito attuale degli psicologi analisti consista dunque, da un lato, nel rendere comprensibile il simbolismo alchemico applicato alla clinica e, dall’altro, nel trovare connessioni e integrazioni creative con teorie, conoscenze e prassi diverse, riconoscendo che l’orizzonte professionale nel quale si colloca la psicologia analitica non si limita alla cura dei problemi psichici, ma si estende e contiene la valorizzazione dell’essere umano nelle sue potenzialità consce e inconsce, personali e impersonali, alla ricerca condivisa di quell’ubi consistam interno, che orienti nella vita, qualunque cosa accada. 

(cfr. M. Tibaldi, L’opera al rosso. Il ‘compimento’. Stati di rubedo nell’esperienza analitica, in S. Massa Ope-A. Rossi-M. Tibaldi (a c. di), Jung e la metafora viva dell’alchimia. Immagini della trasformazione psichica, Moretti & Vitali, Bergamo 2020, pp. 207-210)

 

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