venerdì 8 gennaio 2021

Marta Tibaldi recensisce A. Pamparana, La versione di Carl. Biografia romanzata, Tab edizioni, Roma 2020

Marta Tibaldi

recensisce

A. Pamparana, La versione di Carl. Biografia romanzata, Tab edizioni, Roma 2021

 


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Mi sono accostata al libro La versione di Carl. Biografia romanzata con un po’ di perplessità e con un leggero pregiudizio: una biografia romanzata? La prima associazione che mi è venuta in mente sono state le cosiddette “interviste impossibili” o “immaginarie” che, mi si permetta la franchezza, trovo alquanto imbarazzanti. Interviste che sono una sorta di immaginazione attiva[1] inconsapevole, almeno per come noi psicologi analisti intendiamo questa modalità di confronto con le immagini inconsce, un dialogo che è inventato, quindi fondamentalmente interno a chi scrive, e che per questo rischia di raccontare più la psiche dell’autore che il personaggio di cui si vorrebbe narrare la storia. Temevo che il libro di Pamparana potesse andare in questa direzione, una sorta di immaginazione attiva con “Jung”, quindi con un’immagine potente e rischiosa. Tra l’altro proprio Jung mette in guardia dal non utilizzare una figura reale in un’immaginazione attiva perché si costellerebbe una sorta di “psicomagia”[2] nei confronti dell’oggetto dell’immaginazione, con tutti i rischi, spesso misconosciuti, del caso[3].

 

Con questo atteggiamento cosciente mi accingo a leggere il libro La versione di CarlBiografia romanzata. Non conosco Andrea Pamparana, probabilmente l’ho visto qualche volta in televisione, ma in realtà non so nulla di lui. L’intuizione inconscia mi dice di andare avanti. La curiosità prevale su ogni dubbio cosciente.

 

Ho il libro tra le mani e comincio a leggere La versione di Carl. Biografia romanzata La scrittura è fluida, accurata e ha un ottimo ritmo. Anche in questo caso mi chiedo: perché non dovrebbe essere così? Pamparana è un giornalista, scrivere è il suo mestiere. Probabilmente il pregiudizio dell’Io ancora si fa ancora sentire. Vado avanti e sono colpita positivamente anche dal contenuto: la storia di Jung è puntuale e accurata, si tratta di una vera e propria biografia, dove “romanzata” significa soltanto che è raccontata in forma di romanzo e in prima persona. Le parole che pronuncia Jung sono davvero le sue, scritte, con una scelta tipografica intelligente, in corpo minore rispetto al resto del testo e tratte in prevalenza da Ricordi, sogni, riflessioni di C.G. Jung.[4] Dunque La versione di Carl. Biografia romanzata è una vera biografia junghiana, scritta bene e con un apparato bibliografico di tutto rispetto. Alle spalle della scrittura si percepisce un ampio lavoro di studio e di ricerca. Pamparana conosce bene Jung. 

 

A questo punto – ma la domanda si era già affacciata in me sin dal primo scambio di messaggi con l’autore - mi interrogo sul significato profondo di questa operazione. Quale può essere la motivazione che spinge a scrivere oggi la biografia di un pensatore come Jung? Pamparana lo spiega in termini generali e personali: in primo luogo, perché “Jung [è] lo psichiatra di cui non si può fare a meno”, avendo influenzato profondamente il secolo XX con concetti quali quelli di archetipo e di inconscio collettivo e con il suo nuovo modo di interpretare i sogni[5] ; nel secondo, perché Jung rappresenta ciò che ricollega Pamparana a sue antiche passioni universitarie, quando era studente di Medicina a Milano, nonché alla possibilità di ‘fare anima’ (nel senso hillmaniano del termine)[6]. Dunque la figura di Jung “per ritrovare dopo cinquant’anni le motivazioni profonde delle scelte più importanti della mia vita, tra cui quello di abbandonare la medicina e la neuropsichiatria per dedicarmi al giornalismo”[7]

 

Ancora non mi basta. Scopro, tra l’altro, che La versione di Carl. Biografia romanzata è stata scritta nel tempo della pandemia: “Un capitolo al giorno”, dice Pamparana. La psicologia analitica e la pandemia: un binomio su cui alcuni psicologi analisti si stanno molto interrogando, soprattutto dal punto di vista finalistico e nella cornice della metafora alchemica e delle sue “trasmutazioni”.[8] A questo proposito noto che in La versione di Carl. Biografia romanzata il tema dell’alchimia è trattato un po’ velocemente e, mi sembra, in modo più marginale rispetto ad altri argomenti. Eppure la metafora alchemica può rappresentare oggi il contenitore collettivo per rendere pensabile un processo di trasformazione che con la pandemia chiama in causa l’Anima mundi (la vitalità della natura) e le sue richieste nei nostri confronti. Rilevo anche una certa approssimazione nell’uso dei termini tedeschi. Qua e là appare qualche refuso. Peccato. Se ci saranno altre edizioni – che auguro di cuore a Pamparana e al giovane editore Scagnetti – sarà giocoforza emendare gli errori e, forse, ampliare la parte dedicata alla metafora alchemica in relazione al processo d’individuazione, anche nel tempo attuale. 

 

 

Ma torniamo a quella che, in fin dei conti, mi sembra la chiave di volta, l’ubi consistam di Pamparana e del libro La versione di CarlBiografia romanzata. La consapevolezza espressa da Jung che al nostro interno agiscono due personalità: la n. 1 e la n. 2, “l’uomo storico” e “l’uomo eterno”: “[…] in me coesistevano due persone. Una era lo scolaro che non riusciva in algebra ed era ben lontano dal sentirsi sicuro di se stesso; l’altra era importante, aveva autorità, era un uomo da prendere sul serio […]”.[9] La vita di ognuno di noi si muove tra queste due polarità che si intrecciano, si allontanano, riemergono e chiedono conto a livello dell’Io e a quello del Sé: “Il gioco delle parti fra la personalità numero 1 e la numero 2, che si è protratto per tutta la mia vita, non ha nulla a che vedere con una ‘frattura’ o una dissociazione, nell’abituale accezione medica. Al contrario, si verifica in ogni individuo. Nella mia vita il numero 2 ha avuto una parte di primo piano, e ho sempre cercato di fare posto a tutto ciò che mi fosse imposto dall’intimo. Esso è una figura tipica, che però solo pochissimi percepiscono: in molti l’intelletto cosciente non ha la capacità di intendere che è anche ciò che essi sono.”[10]. Quando la ‘corsa’ della parte storica si esaurisce, tace o si apre per un vissuto traumatico individuale o collettivo, come sta avvenendo, ad esempio, nel tempo della pandemia, la n. 2 diventa più visibile. Jung ne ebbe consapevolezza da subito e creò con essa un rapporto vivo per tutta la vita, fino all’ultimo giorno quando “la corsa era terminata, ora iniziava il [suo] viaggio nell’eternità”.[11] In realtà, proprio grazie a Jung, al metodo dell’immaginazione attiva e alla metafora alchemica, oggi noi possiamo fare questo viaggio nell’eternità, ovvero confrontarci con il Sé, più e più volte nella vita senza avere bisogno di ‘morire’ in senso letterale[12].  

 

La versione di Carl. Biografia romanzata è dunque un libro da leggere, da regalare, da studiare; un libro che, tra l’altro, non mancherò di segnalare agli allievi in formazione dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA). Non posso quindi che ringraziare Andrea Pamparana – uno scrittore naturaliter junghiano? – per il suo bel testo, un romanzo piacevolissimo e profondo, che attraverso la biografia di Jung ci interroga sul significato vivo e vitale del processo d’individuazione: un percorso sapienziale di realizzazione di sé e del Sé a cui oggi ognuno è chiamato a rispondere, assumendo piena responsabilità nei confronti dell’esistenza e del mondo.


[1] L’immaginazione attiva è un metodo di confronto tra l’Io e le immagini inconsce ideato e formalizzato da C.G. Jung a seguito della sua “malattia creativa”.

[2] Il termine “psicomagia” non è di Jung ma di Alejandro Jodorowsky (cfr. A. Jodorowsky, Psicomagia. Una terapia panica, Feltrinelli, Milano 2004).

[3] Cfr. M. Tibaldi, Pratica dell’immaginazione attiva. Dialogare con l’inconscio e vivere meglio, La Lepre, Roma 2011.

[4] C.G. Jung. Ricordi, sogni, riflessioni di C.G Jung (a c. di A. Jaffé), Rizzoli, Milano 1961.

[5] Cfr. NewsbyRedazione – 29 dicembre 2020

[6] Cfr. J. Hillman, Re-visione della psicologia, Adelphi, Milano 1992.

[7] A. Pamparana, “Premessa”, in La versione di Jung. Biografia romanzata, Tab editrice, Roma 2020, p. 9.

[8] Cfr. M. Tibaldi, “L’opera al rosso. Il ‘compimento’. Stati di rubedo nell’esperienza analitica”, in S. Massa Ope-A. Rossi-M. Tibaldi (a c. di), Jung e la metafora viva dell’alchimia. Immagini della trasformazione psichica, Moretti & Vitali, Bergano 2020, pp.  170-214. M. Tibaldi, “Abitare il mondo oggi. Sogni prospettici e metafore alchemiche al tempo del Coronavirus”, in Storia e problemi contemporanei (diretto da P. Gabrielli e R. Giulianelli), Issue 80/2019, pp. 228-231. Si vedano anche i video “Jung e la metafora viva dell’alchimia”; “Effetti collaterali (della pandemia). Finalismo e metafora alchemica”.

[9] C.G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni di C.G. Jung, cit., p. 61.

[10] Ivi, p. 74.

[11] A. Pamparana, La versione di Carl. Biografia romanzata, cit., p. 302.

[12] Cfr. M. Tibaldi, “La morte ‘amica’ e la rinascita”, in S. Massa Ope-A. Rossi-M. Tibaldi (a c. di), Jung e la metafora viva dell’alchimia. Immagini della trasformazione psichica, cit., pp. 256-258.

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