venerdì 11 ottobre 2019

A Hong Kong, l'amata


Marta Tibaldi

A Hong Kong, l'amata


Questo post è dedicato a Hong Kong, città da me molto amata e frequentata assiduamente negli ultimi sei anni. E' anche il post con cui vorrei concludere il blog "C.G. Jung's Analytical Psychology between Italy and China": uno spazio realizzato nel 2014 in occasione della mia nomina a Liaison Person del Hong Kong Institute of Analytical Psychology (HKIAP) da parte dell'International Association for Analytical Psychology (IAAP).

Negli anni passati a Hong Kong mi sono occupata della formazione teorico-clinica dei futuri analisti junghiani della città, lavorando, tra l'altro, sugli aspetti culturali, interculturali e transculturali cinesi e italiani. Mi sono anche occupata dei diversi modi di trattare la sofferenza psichica e la malattia fisica, dell'identità di genere e dell'identità analitica, oltre a mettere a punto strumenti teorico-clinici come i moduli di sei ore per la pratica dell'immaginazione attiva e la tecnica della Scrittura attiva profonda Active Deep Writing, propedeutica al metodo stesso. Il libro Transcultural Identities. Jungians in Hong Kong, scritto con alcuni colleghi di Hong Kong, è la testimonianza di questo lavoro.




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Sono le 15:00 in Italia, a Hong Kong è già sera. Durante un collegamento con i colleghi di Hong Kong, forte e inusuale si impone un rumore di fondo. Lo associo a una delle molte manifestazioni in strada che ormai da settimane stanno sconvolgendo la vita della città. Ciò produce una sorta di corto circuito nel tempo e nello spazio tra Italia e Cina, i fusi orari, la stanza da cui sono collegata e la strada di Hong Kong: oggi la riflessione analitica si fa carico anche di questo dato di realtà e dell'intensa e contraddittoria sofferenza psichica che gli abitanti di Hong Kong stanno vivendo; oggi gli strumenti analitici si mettono al servizio anche degli effetti interni ed esterni che il confronto con la distruttività e la violenza umane stanno costellando nei futuri analisti junghiani della città.

Per quanto mi riguarda, sono consapevole che non vedrò più Hong Kong per come l'ho conosciuta negli anni passati: una città bellissima e unica, un esempio vivacissimo di integrazione transculturale. Sono consapevole, come ne sono più o meno consapevoli gli abitanti di Hong Kong, che "l'età dell'innocenza" della città è finita e che da ora in poi saremo tutti impegnati in un lavoro di costruzione e di definizione di una nuova identità individuale e sociale.


Chi ha amato e ama questa città, non può che condividerne le sofferenze e le contraddizioni, vivendo, da un lato, il senso di perdita per ciò che è stato e, dall'altro, la speranza e l'impegno per un futuro che è tutto da costruire.


A Hong Kong, l'amata.





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