Marta Tibaldi
Depressione: indietreggiare per saltare meglio
Jung usa l’espressione “reculer pour mieux sauter” (indietreggiare per saltare meglio) per descrivere la stagnazione dell’energia psichica che caratterizza l’esperienza della depressione. A differenza del movimento progressivo della libido, che comporta “l’avanzamento quotidiano del processo psicologico di adattamento”[1], nella stagnazione psichica la persona depressa sperimenta una perdita di energia. Essa è causata da una regressione libidica che con il suo movimento retrogrado va a costellare contenuti inconsci precedentemente rimossi o mai giunti alla coscienza. La depressione, scrive Jung: “[…] aumenta il valore dei contenuti che prima erano esclusi dal processo cosciente di adattamento, [i quali] sono di norma ‘oscuramente consci’, o del tutto inconsci".
Sebbene a una valutazione superficiale l’esperienza della depressione possa apparire soltanto negativa, perché fa affiorare alla coscienza “il fango e la sozzura” dei contenuti e delle emozioni che si agitano oscuramente sul fondo della personalità, in realtà “[…] in questi materiali è possibile individuare non solo residui incompatibili e quindi respinti dell’esistenza quotidiana, o tendenze primordiali, incomode e riprovevoli dell’uomo animalesco, ma anche germi di nuove possibilità di vita. […] E’ [infatti] uno dei grandi valori della psicoanalisi portare alla luce senza vergogna i contenuti incompatibili, cosa che rappresenterebbe un avvio perfettamente inutile, e anzi da respingere, se proprio nei contenuti rimossi non vi fossero le possibilità di un rinnovamento dell’esistenza.”[2]
Senza volere negare i pericoli della depressione, soprattutto quando è prolungata e non compresa nella sua richiesta trasformativa, Jung invita a considerarla un’esperienza di nigredo che chiede alla persona depressa un ampliamento della coscienza (albedo) verso il riequilibrio e la rigenerazione della personalità totale (rubedo).
Guardare alla depressione come a una prima materia da trasmutare, significa imparare ad accogliere anche i momenti oscuri dell’esistenza, integrandone il potenziale trasformativo. (Il quadro è Sulla soglia dell’eternità è di Vincent van Gogh)
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