Marta Tibaldi
Anestesia: così è morire?
Probabilmente ognuno di noi ha fatto un’esperienza del genere: il passaggio dallo stato di non-coscienza, indotto dall’anestesia totale, a quello della coscienza orientata, legato al risveglio. Può accadere che quando riprendiamo coscienza non notiamo niente di particolare e siamo semplicemente contenti di esserci risvegliati, ovvero il risveglio può portare con sé il ricordo di una piacevole sensazione di abbandono, oppure può fare percepire, quasi con rammarico, il ritorno alla vita dell’Io. “Non mi piace essere addormentata” – dice una persona appena risvegliatasi - “non mi piace neanche andare a dormire la sera, vorrei rimanere sempre sveglia”. D’altro canto, si potrebbe dire anche il contrario: sentire, nell'esperienza di ritorno alla coscienza, tutto il peso del lavoro dell’Io. Eppure sappiamo che ognuno di noi nel corso della propria esistenza ricerca, in modi più o meno consapevoli e in forme più o meno accettabili, stati alterati di coscienza: un cambiamento nella percezione psicofisica di sé con gradi diversi di depersonalizzazione. In termini psicologici ciò non significa cercare di allentare la presa dell’Io per entrare nella realtà del Sé? La pratica analitica allena a queste prese di distanza e alla loro integrazione psichica e anche l'esperienza dell’anestesia può avvicinarci, suo malgrado, a questa consapevolezza. La differenza la fa, come sempre, la nostra capacità riflessiva e la scelta etica.
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Anesthesia: is it so to die?
Probably each of us has had such an experience: the transition from the state of non-consciousness, induced by general anesthesia, to that of an oriented consciousness. It may happen that we do not notice anything in particular, we are simply happy to have awakened, or it can bring with it the memory of a pleasant feeling of abandonment, or it can make us perceive almost with regret the return to life of the Ego. “I don’t like to be asleep” – says a person just woken up – “I don’t even like to go to sleep at night, I would like to stay awake, always”. On the other hand, we could say the opposite feeling the weight of the Ego’s work. Yet in our existence each one of us searches, in more or less conscious ways and in more or less acceptable forms, altered states of consciousness: for all a change in the psychophysical perception of oneself with different degrees of depersonalization. In psychological terms doesn’t it mean to loosen the grip of Ego and to enter into the reality of the Self?
The experience of anesthesia can bring us closer to this awareness, in spite of itself. As always, our reflective attitude and our ethical choice make the difference.
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