Marta Tibaldi
Il disagio delle parole
James Hillman insegna che le parole non sono flatus vocis, semplici nomi: esse sono anche immagini, scenari emotivi e relazionali di cui è opportuno essere consapevoli e responsabili (cfr. J. Hillman, Psicologia alchemica, Adelphi, Milano 2013). Il trauma globale che stiamo vivendo chiede parole scelte e usate con cura e che, al posto della paura, dell'impotenza e della rabbia, mobilitino nella collettività sentimenti di equanimità, calma e senso di responsabilità.
La seconda ondata della pandemia porta con sé non soltanto l'emergenza sanitaria ed economica, ma anche quella emotiva: è urgente prendersi cura collettivamente, e non solo grazie alla generosità individuale di chi offre aiuto professionale, anche di questo aspetto. Il trauma acuto, se non trattato adeguatamente, si cronicizza. La collettività rischia una patologia generalizzata, con effetti dirompenti sul tessuto sociale. La salute psicologica dei cittadini entri a pieno titolo e responsabilmente nell'agenda di chi si rivolge alla collettività.
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