domenica 1 marzo 2020

Coronavirus? tra saturazione, preoccupazione e destino

Marta Tibaldi
Coronavirus?
Tra saturazione, preoccupazione e destino 
Moriremo di coronavirus? speriamo di no, ma nel frattempo cerchiamo di vivere. Da molti giorni le notizie dei media e le conversazioni delle persone ruotano quasi esclusivamente intorno a questa epidemia, che forse ben presto diventerà una pandemia e che nel frattempo è diventata, con neologismo orrendo, un'infodemia: un eccesso di informazioni a cui la nostra vita quotidiana, per come eravamo abituati a viverla, è sempre più esposta, con il rischio della saturazione emotiva.
Le notizie sono allo stesso tempo allarmanti e tranquillizzanti, in realtà contraddittorie e confusive. Un'oscillazione comunicativa che  destabilizza la capacità di valutazione di chi ne è esposto, rende fragili rispetto all'incertezza del futuro e dubbiosi  riguardo alle azioni da intraprendere nel presente. 
Oggi questa epidemia non ci mette tanto, o non soltanto, di fronte alla nostra mortalità fisica - come accade, ad esempio, nella malattia oncologica - quanto ci colloca di fronte alla dimensione sfuggente del destino: non sappiamo e non possiamo sapere che cosa sarà di noi, non possiamo prevedere il nostro futuro. In questi momenti ci possiamo però affidare alla parte più vitale di noi stessi, sostenendola: per chi ha una fede religiosa, rivolgendosi al dio in cui crede; per chi è laico, onorando la vita, di cui mai come adesso ne possiamo toccare e apprezzare la gratuità. Dal punto di vista psichico, questo è il tempo per scoprire, illuminare e fare esperienza di dimensioni sconosciute del vivere, troppo spesso oscurate e rese impraticabili da un Io ipertrofico e malato di hybris. 
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