Marta Tibaldi
Svegliami a mezzanotte (Einaudi, 2019)
di Fuani Marino
Libro coraggioso e rischioso: Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino (Einaudi, 2019) narra il tentativo di suicidio, non riuscito, dell'autrice. Coraggioso, perché Marino si mette a nudo e si espone senza infingimenti, per il desiderio di verità nei confronti di se stessa e di sua figlia, per comprendere quanto accaduto, per sentirsi più sicura rispetto alla sua esperienza di caduta (emotiva e reale). Rischioso, perché, scrive Marino, parlare di suicidio è ancora un tabù, come anni fa lo era confessare di avere un cancro (p. 142): la reazione collettiva tende a prendere forme opposte come "il sensazionalismo" o "la normalizzazione", "[...] il gesto più tragico diventa folle, oppure fonte di chiacchiere, perfino ridicolo." (p. 105)
L'autrice sottolinea la difficoltà, se non l'impossibilità, per chi è disperato, di "potere dire la propria sofferenza", sentendosi compresa: "A volte mi sembra impossibile che in tutto il mondo ci sia una sola persona in grado di capire" (p. 110). Per questo il libro, al di là del timore che possa risolversi in un atto di autolesionismo (p. 134), vuole essere "un gesto politico, almeno nelle intenzioni" (p. 144): "Le ragioni che mi hanno spinta a espormi, a uscire allo scoperto, mettendo in piazza un fatto privato e le sue conseguenze, sono diverse. [...] ho sentito una sorta di 'dovere' nei confronti di quanti hanno dovuto misurarsi con un'esperienza analoga, perché la mia testimonianza avrebbe potuto aiutarli" (p. 145).
L'autrice sottolinea la difficoltà, se non l'impossibilità, per chi è disperato, di "potere dire la propria sofferenza", sentendosi compresa: "A volte mi sembra impossibile che in tutto il mondo ci sia una sola persona in grado di capire" (p. 110). Per questo il libro, al di là del timore che possa risolversi in un atto di autolesionismo (p. 134), vuole essere "un gesto politico, almeno nelle intenzioni" (p. 144): "Le ragioni che mi hanno spinta a espormi, a uscire allo scoperto, mettendo in piazza un fatto privato e le sue conseguenze, sono diverse. [...] ho sentito una sorta di 'dovere' nei confronti di quanti hanno dovuto misurarsi con un'esperienza analoga, perché la mia testimonianza avrebbe potuto aiutarli" (p. 145).
Svegliami a mezzanotte rimane comunque il libro dolente di una donna che cerca ancora di orientarsi - inizialmente anche male aiutata - nella disperazione e nella depressione. Chi conosce questo tipo di sofferenza sa bene che cosa significhi la chiusura di ogni orizzonte, anche ipotetico, del proprio io: un dolore assoluto che mette in scacco la capacità fisica e mentale di contenerlo e di prenderne distanza per trasformarlo poi in immagine e parola. Attraverso tutti i passaggi raccontati nel libro e grazie anche a chi, finalmente, le ha 'prestato la sua mente per pensare' in modo trasformativo (cfr. M. Tibaldi, "Prestami la tua mente per pensare", L'Età del ferro, n. 1/2018, pp. 61-71), Marino c'è riuscita.
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