domenica 27 agosto 2017

Disciplina e perseveranza: virtù che aiutano ad avere successo

Marta Tibaldi
Disciplina e perseveranza:
 virtù che aiutano ad avere successo

"Forse non esiste capacità psicologica più importante del sapere resistere agli impulsi. Essa è alla base di ogni tipo di autocontrollo emotivo, poiché tutte le emozioni, per loro stessa natura, si traducono in un impulso ad agire." (D. Goleman, Intelligenza emotiva, BUR, Milano 2016, p. 139).

(macrolibrarsi.it)

Con queste parole Daniel Goleman commenta i risultati di uno studio iniziato dallo psicologo Walter Mischel negli anni Sessanta con bambini di quattro anni presso una scuola materna del campus della Stanford University. 

I bambini furono sottoposti al "test della caramella", ovvero a quello che Mezirow definirebbe un "dilemma disorientante": una richiesta che invita alla riflessione, alla scelta e al differimento della gratificazione immediata. (cfr. J. Mezirow, Apprendimento e trasformazione. Il significato dell'esperienza e il valore della riflessione nell'apprendimento degli adulti, Cortina, Milano 2003). Scrive Goleman:  "Immaginate di avere quattro anni e che qualcuno vi faccia la seguente proposta: se aspetti che io ritorni da una commissione, avrai in premio due caramelle. Se non puoi aspettare, ne avrai una soltanto, ma subito." (D. Goleman, cit., p. 139)

(plus35.it)

Il test delle caramelle servì a Mischel per misurare la capacità dei bambini di resistere all'impulso della gratificazione immediata: una prova difficile che poneva i bambini di fronte "all'eterna battaglia fra impulso e repressione, id ed ego, desiderio e autocontrollo, gratificazione e rinvio." (ibidem). Il test dimostro' di essere un valido predittore anche della futura competenza sociale di quegli stessi bambini:"Il fatto che le modalità con le quali i bambini gestivano l'impulso del momento avesse un notevole potere diagnostico, venne chiarito dodici-quattordici anni dopo, quando questi stessi bambini, ormai adolescenti, furono rintracciati. Le differenze, a livello emotivo e sociale, fra chi aveva afferrato subito la caramella e chi aveva saputo aspettare era evidentissima. I soggetti che all'età di quattro anni avevano resistito alla tentazione, da adolescenti dimostravano di possedere una maggiore competenza sociale: erano efficaci a livello personale, sicuri di se' e più capaci di tenere testa alle frustrazioni della vita. [...] Non solo: a distanza di più di dieci anni, questi adolescenti erano ancora capaci di perseguire i propri obiettivi, rinviando la gratificazione." (ivi, pp. 140-141).

(university.it)

In Cina ai bambini in età scolare è richiesto un notevole impegno scolastico e, nei confronti dello studio, sia gli studenti che i genitori hanno un atteggiamento pragmatico: "Se non vai bene, dovrai studiare qualche ora in più la sera, e se ancora questo non basta, vorrà dire che ti alzerai un po' prima la mattina." (ivi, pp. 138-139). La convinzione che si possano ottenere buoni risultati scolastici a condizione che ci si impegni a dovere dà forma a una forte etica del lavoro che si traduce a sua volta in motivazione ed entusiasmo. Disciplina e perseveranza servono a sostenere l'iter scolastico, al quale è riconosciuta un'importanza centrale per la realizzazione sociale.

A proposito del valore di queste due virtù, recenti studi hanno dimostrato a loro volta quanto il talento si costruisca con l'impegno e come diecimila ore di pratica - pari a tre anni e mezzo di esercizio a tempo pieno - possano portare all'eccellenza in qualsiasi campo (cfr. M. Gladwell, I fuoriclasse. Storia naturale del successo, Mondadori, Milano 2008; G. Colvin, Talent is overrated. What really separates World-Class Performers from Everybody Else, Hodder & Stoughton, 2011; D. Coyle, The Talent Code. Greatness isn't Born. It's Grown. Here's How, Random House, 2009).

(crescita-personale.it)

Un'educazione che eserciti a tollerare le frustrazioni e a rimandare la gratificazione, sostenendo la motivazione attraverso la disciplina e la perseveranza, rende dunque i bambini e gli adolescenti efficaci a livello personale e sicuri di sé, aprendo la strada anche al'esperienza dell'eccellenza, ovvero di ciò che i neurobiologici definiscono "flusso": "[...] il flusso rappresenta forse il massimo livello di imbrigliamento e sfruttamento delle emozioni al servizio della prestazione e dell'apprendimento. Nel flusso le emozioni non sono solamente contenute e incanalate, ma positive, energizzate e in armonia con il compito cui ci si sta dedicando. Essere intrappolati nella noia della depressione o nell'agitazione dell'ansia significa essere fuori dal flusso." (D. Goleman, cit., p. 155)

L'abitudine alla gratificazione immediata crea, di contro, bambini deboli e vulnerabili e adulti incompetenti e aggressivi. Ritrovare e praticare virtù collettivamente desuete come disciplina e perseveranza rappresenta dunque una scelta lungimirante per il benessere individuale, la competenza sociale e il successo.

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Marta Tibaldi, Profilo professionale e pubblicazioni


lunedì 7 agosto 2017

Emulazione vs. distruzione. Imitare o invidiare?




Marta Tibaldi

Emulazione vs. distruzione
Imitare o invidiare?

"L'aspirazione a una società migliore passa per l'emulazione, non l'invidia. Il merito, la competenza e il successo vanno ammirati e premiati; non derisi e offesi. L'invidia è uno dei sette vizi capitali; non sta alla base di alcuna dottrina politica. <La tristezza per il bene altrui percepito come male proprio> è una sciagura sociale. Ma guadagna terreno, e ci è sembrato giusto parlarne."

Con queste parole il giornalista Beppe Severgnini commenta il dilagare di un'invidia sociale che colpisce il merito e la competenza altrui, cercando di trascinare tutto e tutti verso il basso. Questo comportamento nasconde in realtà, l'ignoranza e l'incompetenza delle persone invidiose. (7 Corriere della Sera, Outside the box, "Cos'è l'invidia oggi? Fastidio per il merito e la competenza", 3 agosto 2017).

Non c'è dubbio che nelle culture individualiste, come quelle occidentali, il rapporto con l'<altro> possa essere esperito in termini di competizione invidiosa e distruttiva, in una logica del mors tua vita mea che non prevede l'acquisizione di quelle abilità e competenze che l'altro incarna, quanto piuttosto la loro distruzione.

La capacità orientale di <copiare> ciò a cui è riconosciuto un valore positivo, pone noi occidentali di fronte a uno scenario sociale completamente diverso, che stimola una riflessione interculturale. 


Sono a Macau, sto passeggiando vicino al mare e ho un'esperienza straniante. Davanti ai miei occhi improvvisamente si staglia il Colosseo. Che cosa ci fa il Colosseo a Macau? La sensazione è surreale e disorientante. Mi avvicino a questa gigantesca costruzione - non so bene in quale materiale sia realizzata - e scopro che questo Colosseo cinese troneggia vicino alla riproduzione delle più varie architetture occidentali: Venezia, le piramidi egizie, le case alsaziane etc. Sono in un parco davanti al mare nel quale è riprodotta tutta la più caratteristica architettura occidentale.

Dopo l'iniziale disorientamento, il divertimento prende il sopravvento. Non riesco a credere che i Cinesi abbiano potuto ricostruire i nostri  monumenti  in modo completamente decontestualizzato. Una realizzazione che destruttura una nostra certezza culturale: il patrimonio artistico è legato ai luoghi a cui appartiene e lì ci aspettiamo di trovarlo.

Molte critiche possono essere rivolte a questa pratica orientale, ma dal punto di vista dell'esperienza interculturale, l'arte cinese dell'imitazione aggiunge alla nostra mente gradi di libertà inimmaginabili. L'imitazione architettonica - l'arte cinese della replica in generale - determina infatti possibilità mentali a noi culturalmente impensabili.



L' abilità cinese di imitare deriva, tra l'altro, dalla pratica dei caratteri della loro scrittura. I bambini, fin da piccolissimi, copiano, copiano e copiano i caratteri della loro lingua, fino a padroneggiarli  con una maestria che sbalordisce l'occidentale: vedere scrivere in corsivo e a mano un adulto colto  è un'esperienza che suscita profonda ammirazione.

L'architettura occidentale non è l'unico esempio della capacità imitativa dei Cinesi, ma ne è una delle espressioni attuali. Ciò che colpisce è l'atteggiamento sottostante alla pratica imitativa: non l'invidia distruttiva per ciò che ammirano, quanto l'emulazione di ciò a cui riconoscono un valore. Non ho il Colosseo? Me lo costruisco!

(photos: Marta Tibaldi)

Questo atteggiamento può aiutare a riflettere sull'attuale modalità culturale occidentale dell'invidia distruttiva, invitandoci a fare nostri, se possibile, atteggiamenti più positivi nei confronti di ciò a cui, seppure inconsapevolmente e in negativo, riconosciamo un valore.

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