Biglietti esauriti, sala gremita,
decine di pullman di turisti stranieri portati all’Auditorium di Roma per ascoltare
il concerto del pianista cinese Lang Lang.
Chi è questo giovane portento?
Trentunenne, discendente di una nobile famiglia cinese la cui origine sembra risalire
alla dinastia imperiale Qin, Lang Lang incontra la propria vocazione di
pianista fin da piccolissimo, quando, guardando un cartone animato di Tom & Jerry, rimane affascinato dalla
musica della Rapsodia ungherese n. 2
di Liszt. La vocazione si manifesta dunque improvvisa e precoce: “Tutti,
presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere
una certa strada. Alcuni di noi questo “qualcosa” lo ricordano come un momento
preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una
fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di
un’annunciazione: Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco
chi sono” (J. Hillman, Il codice
dell’anima, Adelphi, Milano, 1997, p. 17).
Il piccolo Lang Lang inizia a
prendere lezioni di pianoforte e a cinque anni è già in grado di esibirsi in
pubblico. Adolescente, si trasferisce a Pechino con il padre per studiare
presso il conservatorio della città. Per il giovane inizia ora un periodo molto
duro, sia per la separazione dalla madre e dalla famiglia, sia per l’incomprensione
della propria insegnante, che lo considera privo di talento. La sua vocazione però
lo spinge ancora nella direzione della musica: quando alcuni amici gli chiedono
di suonare la Sonata K330 di Mozart, Lang Lang ritrova la speranza e ricomincia a
suonare. Da questo momento iniziano anche i riconoscimenti ufficiali a Pechino, in Germania e in Giappone.
L’Occidente lo scopre nel 1999,
quando Lang Lang sostituisce all’ultimo momento il pianista André Watts al "Galà del Secolo" del Ravinia Festival, suonando il Concerto per
pianoforte n. 1 di Cajkovskij e ottenendo un successo strepitoso. Si
esibisce quindi con le maggiori orchestre del mondo e diventa un fenomeno musicale
e di comunicazione (cfr. Lang Lang, D.Ritz., La mia storia, Feltrinelli, Milano 2009).
Dal punto di vista della
psicologia analitica Lang Lang può essere considerato un esempio vivente del “processo
d’individuazione” di Carl Gustav Jung e della “teoria della ghianda” di James Hillman.
Di che cosa si tratta? Per Jung il processo d’individuazione è quel dinamismo
psichico che tende alla piena realizzazione della personalità conscia e
inconscia e che spinge l’individuo a diventare pienamente se stesso. Si tratta
di un processo psichico che coinvolge sia lo sviluppo dell’Io (coscienza)
che del Sé (inconscio): da un lato l’Io
è chiamato a differenziarsi dalle immagini inconsce, dall’altro ad integrarle nella
personalità cosciente, prendendo una posizione attiva nei loro confronti e
assumendosi la responsabilità di “trasformare la conoscenza in vita” (C.G.
Jung). La teoria della ghianda di James Hillman s’ispira al processo d’individuazione
ma si spinge anche oltre, sostenendo che “esiste un motivo per cui la mia
persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali
mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la
sua ragion d’essere; la sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io
esista, la sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un’immagine
innata, i cui contorni va riempendo nella propria biografia” (J. Hillman, Il codice dell’anima, cit., pp. 18-19).
Lang
Lang, amato e odiato, ammirato e criticato, incarna la totalità psichica dell’Io
e del Sé e la responsabilità soggettiva rispetto a se stessi e al mondo. Il suo
modo di interpretare la musica rende visibile il rapporto tra queste polarità
psichiche: tecnica perfetta, ispirazione palpabile, consapevolezza del proprio
ruolo tra il pubblico e nel mondo. Per le magnifiche interpretazioni di cui è
capace, per l’esperienza di totalità psichica che offre, per la responsabilità verso
il mondo che mette in pratica – grazie alla sua musica e al suo impegno nelle
scuole milioni di bambini cinesi stanno imparando a suonare il pianoforte - Lang
Lang è l’esempio vivente del fatto che, come scrive Jung, “in ultima analisi,
noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo,
la vita è sprecata”.
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