domenica 15 novembre 2015

Edizione integrale delle opere di Jung in versione digitale - Intervista a Marta Tibaldi e Luigi Zoja su il Fatto Quotidiano



Elisabetta Ambrosi intervista Marta Tibaldi e Luigi Zoja in occasione della pubblicazione dell'edizione integrale delle opere di Jung in versione digitale


Ventuno volumi (9.525 pagine) in un unico e-book: è l’edizione integrale delle opere di Jung, pubblicata da Bollati Boringhieri in versione digitale. L’occasione per scoprire un pensatore ancora attuale, cui si devono termini ormai entrati nell’uso come "complesso" e "archetipo"
il Fatto Quotidiano, venerdì 13 novembre 2015

Ventuno volumi, 9.525 pagine totali con 10.028 note e link racchiusi in un unico ebook: dopo la pubblicazione del Libro Rosso (20.000 copie vendute, un successo visto il prezzo elevato) Bollati Boringhieri decide di pubblicare l’edizione integrale delle opere di Jung in versione digitale, facendola seguire a quella di Freud (5.200 copie, il 10% del venduto in cartaceo, un numero piccolo ma una buona percentuale per un e-book, con circa 75.000 euro di fatturato).
Ma quanto è attuale oggi il pensiero del pensatore svizzero e come leggere con “occhiali” junghiani alcuni fenomeni del nostro tempo? “Leggere o rileggere Jung può significare ridare a questo autore il giusto ruolo che merita nella storia del pensiero, nella pratica clinica e nella ricerca e nella costruzione del significato della propria esistenza”, spiega Marta Tibaldi, analista junghiana e autrice diPratica dell’immaginazione attiva (La lepre) e Oltre il cancro. Trasformare creativamente la malattia che temiamo di più(Moretti&Vitali). “Tra l’altro molti concetti che sono diventati di uso corrente sono junghiani senza che ne venga riconosciuta la paternità (ad es. complesso, archetipo, ombra)”.
Ma come siamo cambiati rispetto a cinquant’anni fa? Quali sono le patologie del nostro tempo? “Mentre un tempo l’analisi curava l’isteria – ci dice invece Luigi Zoja, già presidente dello IAAP, l’associazione che raggruppa gli analisti junghiani nel mondo, autore di numerosi volumi (l’ultimo è Psiche, edito da Boringhieri) – oggi sono molto diffuse nel genere femminile le patologie alimentari, mentre per il genere maschile dominano le nuove patologie del ritiro: i giovani che non studiano né lavorano per paura della competizione”. “Cinquant’anni fa – interviene Tibaldi – c’erano molti pazienti cosiddetti nevrotici ovvero pazienti con un io che tendeva a contrapporsi alle spinte della psiche inconscia, irrigidendosi. Oggi abbiamo una situazione per certi versi opposta: l’io tende ad essere preda di dinamismi inconsci e non riesce a definire i confini. In entrambi i casi una situazione di squilibrio psichico complessivo che fa vivere male anche se in modi e con effetti molto diversi”. Quali sono invece le utopie contemporanee? “Mi chiedo – risponde Zoja, autore, tra l’altro, di Utopie Minimaliste (Chiarelettere) – come mai una o due generazioni fa ci fosse molto impegno politico e dedizione assoluta e oggi quelle stesse persone non si impegnano allo stesso modo quando in realtà le differenze socioeconomiche aumentano all’interno degli stessi paesi e tra paesi e paesi”.
E i rapporti tra uomo e donna, lungamente (analizzati da entrambi gli specialisti)? “Ho cercato di spiegare, come la critica necessaria al patriarcato e ai suoi eccessi non si sia però accompagnata ad una maggiore presenza femminile ma a un disfacimento del modello paterno buono, facendo strada al maschio competitivo” spiega Zoja. “I rapporti tra generi – interviene Tibaldi – sono in movimento, e sta a noi far sì che siano in movimento positivo”.
Come giudicherebbe Jung l’enorme corruzione diffusa nel nostro paese? “Qui Jung potrebbe dire molto – dice Tibaldi – Prendere seriamente in considerazione la realtà del male significa confrontarci con la distruttività che abita gli uomini assumendosi la responsabilità della scelta etica. Vedi Giobbe di Jung”.
E del nuovo fondamentalismo che avanza? “Ho scritto sul massacro di Parigi – spiega Zoja – sostenendo la necessità di un po’ più di autocritica: non è prudente offendere qualcosa che per altri è sacro. Dopo l’11 settembre, invece, ho cominciato a lavorare sul tema paranoia non solo dei fondamentalisti ma anche nell’Amministrazione Bush. Ma la paranoia esiste anche da noi sotto le vesti del populismo, anche mediatico”. “Il terrorismo islamico – conclude Tibaldi – ci fa vedere di quale orrore siamo capaci e quale sofferenza possiamo infliggere agli altri, ricordandoci anche dell’orrore e della sofferenza di cui anche noi siamo stati artefici all’interno della nostra cultura (Giordano Bruno o le streghe non venivano forse bruciati vivi come ha fatto l’Is?) e in altre culture. Anche in questo caso le risposte psichiche possono essere varie – dalla negazione al rifiuto alla regressione – oppure trasformative nella direzione di un pensiero critico complesso e nell’assunzione di una posizione eticamente responsabile in prima persona”.
Parlare di analisi infine, significa anche parlare delle colpe e dei limiti dell’analisi stessa. “Se un tempo, nel ‘68 c’era un po’ di esagerazione onnipotente nell’illudersi di poter trasformare la natura umana e la società attraverso l’ausilio anche della psicoanalisi – dice Zoja – oggi siamo di fronte all’eccesso opposto, la psicoanalisi si occupa esclusivamente del privato”. “È vero – conferma Tibaldi – è una psicoanalisi che guarda il proprio ombelico e non alza la testa guardando e praticando il mondo, perciò rischia di diventare individualista. Esiste però un mondo molto ampio e diverso dal nostro, la Cina ad esempio, che vive una realtà sociale completamente diversa e in cui la psicologia del profondo sta diventando un grande leva di cambiamento sociale in positivo”.
Elisabetta Ambrosi
(foto: liquida.it)
Per leggere l'intervista su Il Fatto quotidiano:
http://www.zeroviolenza.it/rassegna/pdfs/13Nov2015/13Nov2015f9cf3d461302266ac669b2d879d43ed1.pdf


domenica 25 ottobre 2015

Colorare fa bene. Colorare mandala ancora di più (ma senza essere ingenui)

(foto: dottorgadget.it)

Marta Tibaldi
Colorare fa bene. Colorare mandala ancora di più 
(ma senza essere ingenui)

La moda attuale di colorare è una pratica salutare che può attivare contenuti emotivi anche disturbanti. Come tutte le attività che coinvolgono dimensioni inconsce della psiche anche colorare richiede prudenza e consapevolezza psichica.

E' recente la notizia che colorare fa bene alla salute. Lo  psicologo Ben Michaelis (fonte: Bustle) sostiene che l'azione del colorare abbia tra i suoi effetti positivi anche quello di rilassare l'amigdala, la parte del cervello che processa le emozioni, soprattutto la paura. L'azione del colorare produrrebbe una condizione psicofisica simile a quella della meditazione: la mente si svuota dai pensieri e dalle preoccupazioni e, concentrandosi sull'immagine da colorare, dà libero corso allo spontaneo fluire dei processi psichici.

Jung fu ben consapevole che disegnare e colorare i propri disegni avesse un effetto calmante sulla psiche e aprisse la mente alle dinamiche del processo di individuazione e al confronto con l'inconscio. Negli anni di quella che Henri F. Ellenberger definisce la sua "malattia creativa", lo zurighese fece fronte al turbolento e pericoloso costellarsi di emozioni intense grazie anche al disegnare e al colorare.

(foto: veneziadavivere.com)

Il Libro Rosso raccoglie i sogni, le fantasie, le visioni e le immaginazioni attive degli anni della grande crisi e dei profondi cambiamenti compresi tra il 1913 e il 1930 ed è  anche un'affascinante galleria dei disegni di Jung, soprattutto in forma di mandala.

Il mandala in sanscrito significa "cerchio magico" e simbolicamente è un analogo del temenos greco, lo spazio riservato al culto del dio. Per Jung il mandala è la rappresentazione visibile delle dinamiche inconsce profonde, personali ma soprattutto archetipiche: disegnare e colorare mandala è un modo per entrare intenzionalmente in relazione con il Sé, con la parte più profonda della psiche, partecipando attivamente al processo di individuazione.

L'attuale moda di colorare libri di disegni è senza dubbio una pratica salutare che può produrre un effetto di rilassamento e di benessere sulla coscienza. Non bisogna però dimenticare che a ogni rilassamento cosciente corrisponde un'attivazione inconscia le cui manifestazioni non possiamo prevedere a priori.

Ben vengano dunque i libri per colorare, consapevoli però dell'attivarsi della totalità psichica, dell' "evocazione del dio": "Un elemento caratteristico di ogni viaggio attraverso l'inconscio è il verificarsi di ciò che Jung ha chiamato enantiodromia. Questa parola, che risale a Eraclito, significa il "ritorno dell'opposto". Certi processi mentali si trasformano a un certo punto nei loro opposti, come ad opera di una sorta di autoregolazione. [...] Questo misterioso fenomeno di spontaneo capovolgimento della regressione è stato sperimentato da tutti coloro che sono passati con successo attraverso   una malattia creativa, ed è diventato un aspetto caratteristico della terapia sintetico-ermeneutica junghiana." (H.F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio. Storia della psichiatria dinamica, Boringhieri, Torino 1970, p. 826).

Coloriamo dunque e coloriamo mandala con rilassamento e benessere, ma non facciamolo ingenuamente: "Conosciamo soltanto la superficie delle cose, sappiamo soltanto come esse ci appaiono, e dobbiamo perciò farci molto modesti. [...]Soltanto] chi percepisce contemporaneamente la propria ombra e la propria luce, vede se stesso dai due lati e, in tal modo, raggiunge il centro." (C.G. Jung, Bene e male nella psicologia analitica, O 11, p. 471 e p. 475).


(foto: simbolivivi.com)

Copyright 2015

mercoledì 21 ottobre 2015

Marta Tibaldi, "Piccoli loti d'oro. A proposito dell'uso di fasciare i piedi in Cina"



(foto: maat84.blogspot.com)

E' appena stato pubblicato il mio articolo sull'uso di fasciare i piedi in Cina

Marta Tibaldi
Piccoli loti d'oro. 
A proposito dell'uso di fasciare i piedi in Cina

Il nome  è evocativo e poetico, la realtà brutale: i Loti o Gigli d'oro sono infatti i piedi delle donne cinesi piegati a forza, fasciati e deformati secondo l'uso diffuso tra l'XI e il XII secolo e la Rivoluzione Culturale di Mao Zedong (1949). 

La pratica della fasciatura forzata aveva l'obiettivo di dare ai piedi femminili la forma della mezzaluna, imprimendo all'andatura delle donne un movimento ondeggiante, instabile e insicuro che gli uomini ritenevano particolarmente affascinante: più o piedi erano piccoli - la fasciatura riusciva a ridurli alla lunghezza di otto centimetri circa - maggiore era per la donna la possibilità di un buon matrimonio e di uno status sociale elevato.



da: M. Tibaldi, "Piccoli loti d'oro. A proposito dell'uso di fasciare i piedi in Cina", Qui Libri. La rivista di chi legge, 31/settembre-ottobre 2015, pp. 32-33


giovedì 15 ottobre 2015

A Post-Jungian Italian Perspective on Psychoanalysis and Psychotherapy in China


A reflection on practising analytical psychology in East Asia from an Italian post-Jungian perspective: I would call it a "radical" perspective, mainly based on the extensive use of the Jungian method of active imagination, following the publication of Jung's Red Book.





Marta Tibaldi
Practising Analytical Psychology in East Asia: 
a Post-Jungian Italian Perspective


Two years after "Jung, Asia and Inter-Culture: Jung across Cultural Borders", the first-ever International Conference on Carl Gustav Jung an his Red Book, held in Taipei, Taiwan, in October 2013, in the paper "Practising Analytical Psychology in East Asia: a Post-Jungian Italian Perspective", published in Psychoanalysis and Psychotherapy in China (volume 1, 2015: pp. 78-96), Marta Tibaldi presents an updated reflection on her experience with East Asian trainees and clients and on some of the characteristics and difficulties that it entails from a post-Jungian perspective.

First of all, the encounter with a different culture such as the East Asian one requires the Jungian analyst to be aware of any cultural projection or countertransference he/she might have had beforehand, processing at the same time any possible cultural transference or projections on the part of the trainees and clients.

A second reflection focuses on the use of English, usually the working language in East Asia, as a paradoxical bridge that might facilitate the analytic encounter, highlighting the quality of the analytical relationship and indicating the client's inner dynamics.

The last reflection is about the need to interweave psychic experiences common to all human beings with the cultural images through which they are declined, aiming at achieving a cross-cultural imaginal narrative thanks to the method of active imagination.

"Active Deep Writing", a new form of active imagination through writing, developed by the author and tailored to the East Asian trainees' and clients' cultural characteristics, is then briefly described as a cross-cultural way to process the personal, cultural and archetypal aspects of their analytical experience.



Abstract from:

M. Tibaldi, "Practising Analytical Psychology in East Asia: 
a Post-Jungian Italian Perspective", 
in Psychoanalysis and Psychotherapy in China 

Volume 1, 2015: pp. 78-96, Karnac.




Copyright 2015

venerdì 25 settembre 2015

Immaginazione attiva. La pratica del metodo attraverso la lettura di alcuni scritti di C.G. Jung - TRE SEMINARI A MILANO




Marta Tibaldi

Immaginazione attiva. 
La pratica del metodo attraverso la lettura di alcuni scritti di C.G. Jung

 Tre seminari

Milano, settembre - novembre 2015

***
Primo seminario: 26 settembre 2015
Milano, Sede AIPA


Dopo Il metodo dell’immaginazione attiva di C.G. Jung. Tre seminari teorico-pratici tenuti nel 2014-2015 presso le sedi di Napoli e di Milano, con Immaginazione attiva. La pratica del metodo attraverso la lettura di alcuni scritti di C.G. Jung propongo la lettura critica di tre scritti junghiani di particolare interesse per la conoscenza di questo metodo: La funzione trascendente (1916/1957) il VI Capitolo di Sogni, Ricordi, Riflessioni di C.G. Jung, "A confronto con l'inconscio "(1961); alcuni brani scelti dal Libro Rosso di C.G. Jung (2010).

Questi tre scritti descrivono a livelli di astrazione diversa la teoria e la pratica dell’immaginazione attiva e si prestano a un’interessante lettura comparativa. Obiettivo dei tre seminari è quello di approfondire la conoscenza del metodo dell'immaginazione attiva in teoria e in pratica attraverso le stesse parole di Jung.


mercoledì 9 settembre 2015

Attualità della psicoterapia junghiana: elementi teorici e supervisione clinica



Nell'ambito del programma 

Attualità della psicoterapia junghiana: 
elementi teorici e supervisione clinica

 sabato 12 settembre 2015 
dalle ore 14,30 alle ore 17,30

presso 
Associazione Italiana di Psicologia Analitica (A.I.P.A), 
Via Antonio Musa 15 - Roma


Marta Tibaldi 

condurrà 

un gruppo di supervisione clinica


Il gruppo di supervisione clinica si propone di porre in evidenza, attraverso l'elaborazione condivisa di un caso, gli elementi teorici e clinici che più caratterizzano l'approccio analitico junghiano.



venerdì 7 agosto 2015

Il male umano. Settant'anni dopo Nagasaki

Marta Tibaldi
Il male umano. 
Settant'anni dopo Nagasaki

(foto Marta Tibaldi)

Una delle sofferenze più grandi dei sopravvissuti alla bomba atomica è quella di non essere riconosciuti come vittime dei suoi effetti: "quello che viene dalle armi nucleari è infatti un terrore che non ha fine, e' la paura per qualcosa che, nel caso degli uomini, resta nell'organismo, e che nel caso della terra permane nelle sue viscere."

Queste parole sono di Kyoko Hayashi, vittima quattordicenne del bombardamento di Nakasaki del 9 agosto 1945, una delle più grandi scrittrici giapponesi contemporanee, autrice di Nagasaki. Racconti dall'atomica, appena tradotto in italiano e pubblicato dall'editore Gallucci. 

A distanza di settant'anni da questo "crimine contro il genere umano", i "racconti dell'atomica" di Hayashi fanno vivere al lettore ciò che accadde quella mattina di agosto, in cui il cielo era sereno e faceva caldo. L'autrice dà immagini e parole alla sconvolgente esperienza della bomba atomica e, in senso più generale, alla sofferenza causata da azioni umane distruttive e testimonia che con la bomba atomica "l'essere umano ha superato un confine proibito ed è questo il vero tema così difficile da affrontare." (p. 214)

Paura, orrore, senso di colpa, confusione, disorientamento, tentativi di resilienza - commovente la storia di Kinuko che "aveva messo le ossa della madre e del padre in un barattolo vuoto e se lo portava a scuola tutti i giorni" (p. 83) -  casualità, disperazione e molte altre sono le emozioni raccontate dai personaggi di Hayashi, tutti accomunati dallo stupore doloroso per l'enormità dei fatti accaduti: "Le vittime della bomba atomica, prima ancora di essere vittime della guerra o dello scontro generato tra nemici e alleati, sono vittime del genere umano." (p. 216)

L'ordine naturale è sconvolto e le vittime della bomba atomica sono chiamate a confrontarsi con l'impossibile e l'impensato, come ad esempio i vermi che mangiano i corpi feriti dalle schegge e resi molli dalle radiazioni: "Al centro della schiena di Yoko era conficcato un frammento di quattro o cinque centimetri. Wakako lo tirò via velocemente, attenta a non toccare gli altri pezzetti. Lanciando un urlo, Yoko spinse via Wakako, che perse l'equilibrio e finì per appoggiare la mano in mezzo alla schiena di Yoko. Yoko ansimò e si raggomitolò ancora di più. In quel momento dalla sua schiena cadde qualcosa: era una larva." (p. 51)

Leggo i racconti di Hayashi e sono colpita, una volta di più, dalla capacità, tutta e terribilmente umana, di generare sofferenza e danni irreversibili ad altri esseri umani (ma anche agli animali e alla natura): un potenziale umano di morte che spesso è messo in atto nell'inconsapevolezza o nella negazione della sua portata di danno e di sofferenza, o all'estremo opposto, nella volontà consapevole di creare quella sofferenza e quel danno, quella distruzione fisica e psichica.

Penso a questi atti e mi chiedo quanto essi possano essere mossi dalla massiccia proiezione di emozioni di fondo non elaborate quali la nostra vulnerabilità, il senso di impotenza e la nostra angoscia esistenziale. In questo senso Nagasaki settant'anni dopo può essere un invito a ripensare - o forse anche a pensare per la prima volta - il rapporto che abbiamo (o non abbiamo) con il male umano che ci abita, assumendocene la responsabilità morale: "Sono passati settant'anni dalla fine della guerra e in tutti questi anni ho continuato a vivere con 'un nemico interno'. Questa espressione si riferisce alle sostanze radioattive assorbite dai superstiti di Hiroshima e Nagasaki, dalle vittime di seconda generazione nonché da tutti coloro che sono stati coinvolti in incidenti nucleari. Le sostanze radioattive assorbite dall'organismo aderiscono agli organi interni e continuano a emettere radiazioni, anche se in quantità minima. In questo senso si tratta di un 'nemico interno' che ci accompagna. È un problema che si ricollega alla vita dei nostri figli, dei nostri nipoti,alla sopravvivenza della specie. Non è un problema ideologico. Non è un problema che riguarda gli Stati. È un problema che riguarda ciascuno di noi. Per questo motivo, da superstite di Nagasaki, continuo a raccontare il 9 agosto 1945." (p.11)

A noi che non eravamo a Nagasaki il dovere di condividere il dolore dei sopravvissuti, accogliendone il grido: "Non sono serviti a niente il 6 e il 9 agosto? Non è stato tratto nessun insegnamento dall'essere un Paese vittima della bomba atomica e dalla lunga esperienza dei sopravvissuti? Se tutto questo fosse servito a qualcosa, io e le altre vittime troveremmo un minimo di conforto. [...] Quello che ognuno di noi desidera [...] è essere riconosciuti come vittime sofferenti per gli effetti della bomba atomica." (p. 210 e p. 216)


(ofwgktadgaflsbb.deviant.com)

Copyright 2015
Marta Tibaldi, Profilo professionale e pubblicazioni




sabato 1 agosto 2015








Marta Tibaldi 
with the 
Italian Research Group on the Imaginal Process 
in the Analytical Experience


3rd European Conference on Analytical Psychology, Trieste, Italy
Thursday 27 August 2015 - Sunday 30 August 2015

Encounters, Traditions, Developments:
Analysis at the Cultural Crossroads

Savoia Excelsior Palace Hotel Trieste, Italy 


***

Saturday August 29, 2015

Tergeste Foyer

16:30 – 18:00 
Parallel Sessions:
Four 1

Marta Tibaldi (AIPA) with the Italian Research Group on the Imaginal Process in the Analytical Experience 
(Chair: John Merchant)

The Jungian Notion of Image: 
Teaching and Training It across Cultures


The presentation will focus the impact of Jung's notion of image on our work as Jungian analysts teaching and training across cultures.
The presentation will be articulated in three parts:
- the concept of "image" in C.G. Jung's works; 
- images and contemporary world;
- a cross-cultural perspective on images.



mercoledì 15 luglio 2015

The Grand Canal. Original Chinese Opera


at the Piccolo Teatro Strehler

Marta Tibaldi
The Grand Canal.
Original Chinese Opera

The Grand Canal, on July 12 and 13, 2015 on the stage in Rome (on July 15 and 16, 2015 at the Piccolo Teatro Strehler in Milano), is an original Chinese opera written by the composer Tang Jianping. The play is about the digging and navigation of the Grand Canal, the giantic construction created under the Sui and Tang dynasties (618-690 - 705-907), linking the Yellow River, Huaihe River and Yangtze River.

Despite Li Yuan, the Duke of Tang, warned the Emperor Yang Guang not to realize the Grand Canal because people were exhausted by years of wars and would not survive his request, the Emperor let him be flattered by the Guard Commander Yuwen Huaji and decided to construct it against every opinion. As foreseen by Li Yuan, the gigantic undertaking turns into the Emperor's ruin because of the workers' revolt. Li Yuan raises then an army against the Sui Dinasty, brings peace to the country and ascends the throne.



The Empress Xiao ends up in Tujie, in ancient China. Li Yuan invites her to come back but she considers Li Yuan's request fake and risky. Only when the new Emperor promises her not to tarnish Yang Guang's memory, to carry on his  great cause and to let her be buried with him, she consents to came back, focusing more on the logistic aspect of the Grand Canal than on the communication with the public.

The new Emperor Li Yuan is aware that this lack of communication was the Sui dynasty's great mistake and he advices his sons not to make it again. He teaches his sons that  "People are waters. Water can carry a boat but sink it too. Such apparent law of life will never be forgotten!" Following this advice, the Tang Dynasty accomplishes a long time of prosperity.




Great singers, strong emotions, powerful music: the contemporary Chinese opera The Grand Canal let me experience the cultural difference between East and West in a direct way, noticing how much cross-cultural encounters are living stimuli toward a mutual understanding. According  to the anthropologist Peter Adler (1975), when you process a cultural impact in a conscious way you will achieve an enlargment of your cultural horizon and of your self-awareness. Hence meeting a different culture is the first step on the path of a cross-cultural communication.

As Jungian analyst, looking at the Chinese Opera The Grand Canal, I noticed also how the archetypal motives featured by the main characters -  deceit, betrayal, ambition, love, wisdom - are the same both in East and in West although processed in different forms and images. As "water can carry a boat but sink it too", a respectful cross-cultural communication is the path to peace and harmony among cultures: from this perspective, the Chinese Opera The Grand Canal  acts as a strong valuable invitation  to communicate always and at all levels. 

(Photos: Marta Tibaldi)

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lunedì 15 giugno 2015

Una psicoanalista in Cina: curiosità transculturali


Marta Tibaldi

Una psicoanalista in Cina: curiosità transculturali

Uno dei significati di «curiosità» è «piacere di accrescere il proprio sapere, di fare nuove esperienze»: curiosità transculturale è quindi il piacere di fare nuove esperienze e di accrescere le proprie conoscenze grazie all'incontro con culture «altre».

"Una psicoanalista in Cina: curiosità transculturali" è una serata dedicata alla mia esperienza a Hong Kong, Taipei (Taiwan) e Macau, tra divertimento, criticità, recupero, transculturalità e...mal d'Oriente. Flashes di vita quotidiana per riflettere sulla dimensione antropologico-culturale del nostro inconscio e sulle sue dinamiche.


PerìArχôn – Cenacolo di Cultura Archetipica

Lunedì 22 Giugno 2015

Via Clementina 7, Roma
 ore 19.30- 22.30




Appunti-segnalazioni di Luigi Turinese

“Arte d’Oriente” video di 
Gianna Tarantino

Pausa

“Una psicoanalista in Cina: 
curiosità transculturali”
 incontro con la cultura cinese raccontato 
attraverso flashes di vita quotidiana

di Marta Tibaldi*
Discussione


*MartaTibaldi è Psicologa analista junghiana (AIPA-IAAP), Training Supervisor dell’Istituto C.G. Jung di Zurigo e Liaison Person dell’Hong Kong Institute for Analytical Psychology
(HKIAP) di Hong Kong 




Contributo 20€
Info e prenotazioni: periarxon@gmail.com  
Blog di Luigi Turinese: http://luigiturinese.blogspot.it/    Gruppo facebook: PerìArχôn

Grafica di Gianna Tarantino




venerdì 29 maggio 2015

Marta Tibaldi, Le donne e il femminile in Cina: una realtà complessa


Marta Tibaldi
Le donne e il femminile in Cina: 
una realtà complessa

Giovedì 4 giugno 2015 alle 12,30, presso 
l'Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze sociali, economiche e politiche 
Aula 11 - Via Conservatorio 7, Milano  

Marta Tibaldi proporrà una riflessione sulla complessa realtà delle donne e del femminile
in Cina e sulle loro trasformazioni nel corso della storia.

Utilizzando l'osservatorio privilegiato dell'analista junghiana formatrice di futuri 
psicologi analisti dell'Asia dell'Est, Marta Tibaldi si soffermerà sul significato psicologico, 
culturale e sociale del nascere donna oggi all'interno di cultura complessa che per 
molti secoli è stata caratterizzata da una predominanza dell'uomo 
sulla donna e dalla svalutazione di queste ultime.

Una lettura critica del libro di Shirley See Yan Ma, Con i piedi fasciati, offrirà lo spunto per sottolineare l'importanza della nozione junghiana di inconscio culturale e la necessità di 
prendere coscienza del danno che la svalutazione delle donne e del femminile reca sia agli uomini che alle donne e al funzionamento psichico di entrambi.

Nel corso della presentazione sarà possibile sperimentare alcune dinamiche psichiche 
correlate alla realtà complessa delle donne e del femminile in Cina.


Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Sociali, Politiche ed Economiche


Giovedì 4 Giugno 2015,  ore 12.30
Aula 11 - via Conservatorio 7 - Milano


Marta Tibaldi, didatta AIPA-IAAP, Liason Person di Hong Kong Institute for Analytical Psychology (HKIAP) presenta:
"Le donne e il femminile in Cina: una realtà complessa"
in occasione della pubblicazione del volume

Lo spunto del libro nasce dal ricordo personale di un avvenimento sincronistico. L’autrice racconta di avere incontrato, durante gli anni a Zurigo, un’anziana signora cinese che passeggiava appoggiandosi a un bambino e a un bastone. In quell’occasione Shirley See Yen Ma si rese conto che l’anziana signora aveva avuto i piedi fasciati e provò un’inspiegabile sensazione di disagio e d’inferiorità.
Shirley See Yan Ma è analista junghiana attiva a Hong Kong e Toronto. Insegna Psicologia Analitica in varie città in Asia, nel Nordamerica e a Zurigo, in Svizzera. E’ Assistente onoraria di Psicologia all’Università di Hong Kong e fondatrice e direttrice del Centro Jung di Hong Kong.


lunedì 25 maggio 2015

Incompetenza sociale




Marta Tibaldi
Incompetenza sociale

1. Sto facendo il biglietto alla biglietteria di un museo. Sono in piedi davanti alla cassa e sto pagando. Una signora si protende sopra di me per chiedere un biglietto a sua volta. Guardo la signora con fare interrogativo e lei mi dice: "Non l'avevo vista". 2. Sono davanti all'accettazione di uno studio medico. Sto parlando con la segretaria. Una persona mi si mette a fianco e chiede informazioni senza aspettare che io finisca. La guardo, la signora si allontana imprecando contro di me. 3. Sono su una spiaggia libera con altre persone. Un signore con un Suv si posteggia in mezzo a noi. Facciamo notare che sarebbe opportuno mettere la macchina un po' più indietro. La persona risponde: "E che mi fai?"

Questi sono tre esempi di uno stile interpersonale socialmente incompetente in cui ci si imbatte piuttosto di frequente. Di ritorno dall'Asia dell'Est la differenza tra questo nostro modo di comportarci e il loro è piuttosto evidente.

1. Un allievo in training mi dice: "Ora che ho messo a fuoco i miei problemi, mi voglio occupare del benessere della comunità" (si tratta di un medico che lavora in un ospedale). 2. Nella metropolitana di Taipei, un cartello invita a un comportamento socialmente attento  - abbassare la suoneria del cellulare, mandare un sms invece di telefonare - e conclude l'invito con queste parole: "Un buon cittadino rende piacevole l'esperienza della metropolitana di Taipei."3. Piove: nei luoghi pubblici di Hong Kong ci sono cartelli che invitano a fare attenzione a non scivolare. Oggi che piove in modo particolarmente intenso un annuncio invita a stare ancora più attenti perché il pavimento è più scivoloso del solito.

Nella nostra cultura collettiva essere prepotenti, "furbi" e aggressivi è considerato da molti un valore positivo e un comportamento desiderabile. Nella considerazione sociale dell' Asia dell'Est l'armonia, la gentilezza, l'educazione e la cultura si collocano al primo posto. Senza volere idealizzare una realtà tanto diversa e lontana dalla nostra, che a sua volta ha i suoi lati d'ombra, noto la differenza che intercorre tra comportamenti sociali competenti e incompetenti e gli effetti che producono in termini di benessere - o malessere - individuale, culturale e collettivo.

Siamo davvero sicuri che l'incompetenza sociale alla lunga e alla prova dei fatti sia così vantaggiosa? Non sarebbe opportuno prendere coscienza di quanto in realtà essa sia inesorabilmente distruttiva e autodistruttiva? 






venerdì 1 maggio 2015

Feeling bad? Discipline and ethical stand



Marta Tibaldi

Feeling bad? Discipline and ethical stand



Joe Lansdale, the American author of over forty 'noir' novels and numerous short stories, ascribes most of his success and his life style to the practice of martial art since he was a child: "Everything in my life, also my writing, comes from the discipline of martial arts". According to him, the experiences of "resistance, determination, concentration, full self-awareness" along with his professional realization came from this practice. Martial arts helped him to overcame his fears, to increase his self-awareness and to improve his inner streght, making him feel competent towards his life and work (G. Andruetto, "Una vita sul tatami cercando la forza interiore", La Repubblica, April, 25, 2015). Then Joe Lansdale sees in the martial arts' discipline the base on which he builds his entire personal and professional life.

Working with some East Asian trainees, I noticed that, generally speaking, their way to react to the small and great challenges of life is somehow different from that of some of their Italian colleagues: a strong discipline in respecting the training rules requested to achieve the goal they want to reach and a clear assuption of responsibility towards their choices. No time and space for self-pity, passivity and individual and social irresponsibility.

In the Jungian analytical psychology the issue of discipline and the ethical stand are two main points of reference. On the one hand, as long as the client and the analyst agree to share the rules of the analytical setting - although in the different positions as a trainer and a trainee - they work together at achieving the common goal of "making visible the invisible" (the unconscious mind) and integrating it into the personality. On the other hand, taking an ethical stand means for both of them to accept consciously to follow the individuation process' indication and the ethical obligation "to transform [that] knowledge in life. As Jung writes: "The images of the unconscious place a great responsibility upon a man. Failure to understand them, or a shirking of ethical responsibility, deprives him of his wohleness and imposes a painful fragmentariness on his life" (C.G. Jung, Memories, Dreams, Reflections. London: Fontana Press 1995,  p. 218)

In a time of great uncertainty and destructivness as the one we are facing in the Western culture, becoming aware of the role these aspects play in our daily lifes can help us to proceed consciously and responsibly in the direction of a creative transformation of ourselves at the personal, the cultural and the archetypal level.


(Photos: Marta Tibaldi)

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mercoledì 22 aprile 2015

Marta Tibaldi, "Mostrami il mio volto prima che io nascessi". Introduzione a Ma, S.S.Y, Con i piedi fasciati. Uno sguardo junghiano sulla cultura e la psicologia cinese, Moretti & Vitali, Bergamo 2015.







Marta Tibaldi
"Mostrami il mio volto prima che io nascessi"

Introduzione a 

Moretti & Vitali, Bergamo 2015.


Con i piedi fasciati è un libro inconsueto per il lettore italiano: si occupa dell’uso, ormai abolito in Cina, di fasciare i piedi alle bambine per renderli dei “piccoli loti d’oro” ed  è scritto da una donna che è la prima psicoanalista cinese junghiana.

Shirley See Yan Ma, originaria di Hong Kong e vissuta nell’ex colonia britannica fino a diciotto anni, laureata in Canada, diplomata al C.G. Jung Institute di Zurigo, nel suo libro analizza il fenomeno dei piedi fasciati da un duplice punto di osservazione: quello del suo essere una donna cinese che, almeno inizialmente, ha cercato di diventare “quanto più occidentale possibile”, e quello di una psicologa analista junghiana.

L’autrice ritiene che il fenomeno dei piedi fasciati abbia molto da dire alle donne orientali e, per estensione, anche a quelle occidentali. La sua analisi vuole gettare una nuova luce, sia dal punto di vista antropologico-culturale che da quello simbolico, su un fenomeno di reale oppressione delle donne cinesi e, nello stesso tempo, su una profonda ferita psichica individuale e collettiva.
Sebbene in Cina la fasciatura dei piedi sia stata abolita da anni, Shirley See Yan Ma è convinta che le donne cinesi soffrano ancora oggi di una “fasciatura psichica”, ovvero di un rattrappimento interiorizzato della propria libertà emotiva. La fasciatura dei piedi diventa così l’immagine-guida che l’autrice propone ai lettori, ma anche ai pazienti, per mettere a fuoco le zone psichiche mal sviluppate o coartate delle donne cinesi (e occidentali) e per aiutare entrambe a ricollegarsi al proprio femminile profondo.

[...]

Non c’è dubbio che il libro di Shirley See Yan Ma getti luce su un ruolo culturalmente svalutato come quello femminile cinese,  aiutando le donne orientali a riconnettersi con la propria natura profonda. Il libro ha anche l’indubbio merito, per il lettore italiano, di aprire uno squarcio inconsueto e affascinante su una cultura “altra” come quella cinese, facendo eco, seppure indirettamente,  agli studi junghiani occidentali sul “femminile selvaggio” e sui “complessi culturali”. Sebbene la lettura prevalentemente archetipico-simbolica dell’autrice rischi a volte di fare torto alla specificità della questione femminile in Occidente, Con i piedi fasciati è un libro che appassiona e che fa riflettere sia sulla necessità di sciogliere le “fasciature psichiche” del femminile, sia sull'avanzare nel mondo di un nuovo paradigma culturale e di una verità globale di cui molti sono già consapevoli : o ci salviamo tutti, o non si salva nessuno.

Per leggere l'introduzione completa vai a M. Tibaldi, "Mostrami il mio volto prima che io nascessi", in S.S.Y. Ma, Con i piedi fasciati. Uno sguardo junghiano sulla cultura e la psicologia cinese,
Moretti & Vitali, Bergamo 2015, pp. 9-15.

(Photo: Marta Tibaldi)

domenica 12 aprile 2015

Marta Tibaldi at the City University of Macau



Marta Tibaldi at the City University of Macau

Two days seminar on the use of Fairy Tales in the Jungian analytical practice 
Program for Ph.D students in Analytical Psychology at the City University of Macau (Prof. Shen Heyong)


Tell me a story. Fairy Tales for Life
April 1-2, 2015


Immaginazione attiva all'AIPA di Milano - Primavera 2015

Marta Tibaldi

programma ECM dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica
Seminari culturali mensili
sede milanese
2015




Sabato 18 aprile 2015
“Genesi del metodo”



Sabato 9 maggio 2015
“A confronto con l’inconscio

Sabato 6 giugno
“Trasformare la conoscenza in vita”



venerdì 6 marzo 2015

Marta Tibaldi at the Shieh-University of Taipei (Taiwan)

Marta Tibaldi 
at the Shieh-Chien University of Taipei (Taiwan)



The Jungian Method od Active Imagination in Theory, in Practice and in its Clinical applications.


March, 7-8, 2015 (9-13; 14-18) - March14-15, 2015 (9-13; 14-18)

The general aim of the lessons is to explore the Jungian method of Active Imagination in Theory, in Practice and in its Clinical Applications. 

In particular to define the method of Active Imagination and to describe the watershed in understanding and in practicing Analytical Psychology after the publication of C.G.Jung's Red Book.

To describe the genesis of the method by following C.G.Jung's autobiographical narrative in the sixth chapter of Dreams Memories Reflections "In confrontation with the unconscious" and to highlight Jung's parallel personal experience of the individuation process and the paths of wisdom in Eastern and Western alchemy.

To describe the four steps of the method of Active Imagination according to Marie Louise von Franz and to stress the importance of "taking an ethical stand" towards the Unconscious images.

To reflect on the concepts of Ego-Self axis and of the reflective function as leading metaphors in the psychodynamic diagnosis and treatment.

To experience the direct confrontation with the unconscious images through the four steps of the Active Imagination and to engage the students in its practice.

To present the method of Personal-Impersonal Deep Writing (PIDW) as a practical tool to practice Active Imagination through writing.