domenica 3 settembre 2017

Il Papa in psicoanalisi

Marta Tibaldi
Il Papa in psicoanalisi


(dagospia.com)

A quarantadue anni,  Papa Francesco ha fatto per sei mesi un'esperienza analitica del profondo presso una psicoanalista - verosimilmente freudiana - di religione ebraica. Lo ha dichiarato lo stesso Bergoglio parlando del suo libro Politique et Société - dodici dialoghi con il sociologo Dominique Wolton - in uscita in Francia per i tipi di L'Observatoire.

La stampa ha dato ampio risalto alla notizia, perché le parole di Bergoglio hanno ufficialmente sdoganato la possibilità, anche per i religiosi cattolici, di ricorrere alla psicoanalisi - termine impropriamente usato a ombrello per fare riferimento alla psicologia del profondo. Dopo anni di sospetto e di condanna, soprattutto nei confronti della psicoanalisi freudiana, tacciata di pansessualismo e di materialismo, oggi alla psicologia del profondo si riconosce il ruolo di strumento positivo al servizio del benessere psichico, anche dei religiosi cattolici.

La giornalista Franca Giansoldati nell'articolo "Chiesa e psicoanalisi. L'ammissione del Papa 'libera' preti e suore" (Il Messaggero, 2 settembre 2017), nel commentare le parole di Papa Bergoglio, riporta l'invito del padre gesuita di Civiltà Cattolica Giandomenico Mucci a distinguere i varie orientamenti presenti sotto il generico appellativo di "psicoanalisi": "La psicoanalisi non è un corpo compatto di dottrina. Contiene, invece, al suo interno molteplici indirizzi tra loro distinti sulla base della differente caratterizzazione del subconscio." (ivi, p. 14). Questo richiamo permette alla giornalista di  focalizzare, in particolare, alcune differenze tra la psicoanalisi freudiana e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, riconoscendo a quest'ultima "un movimento ulteriore e più completo [rispetto alla teoria freudiana], più vicino alla visione cristiana, visto che evita di trascurare le qualità che danno all'uomo il suo valore più vero, la tendenza al bene, al bello, l'intelletto, la libertà, la religione." (ibidem).


Naturalmente la psicologia analitica è molto più di questo. Si pensi, ad esempio, alla complessità con cui è trattato il tema della verità e quello del male: un modo decisamente divergente rispetto all'approccio cattolico (cfr. C.G. Jung, Il Libro Rosso, Boringhieri, Torino 2010). Proprio per le caratteristiche e la ricchezza del pensiero junghiano, gli psicologi analisti che abbiano avuto o abbiano in cura religiosi cattolici sanno bene quanto questo tipo di incontro richieda loro un grande equilibrio teorico, una chiara consapevolezza dei confini e limiti dei reciproci ambiti, umiltà e pensiero complesso.

Don Simone Bruno, sacerdote, psicologo e direttore editoriale del gruppo San Paolo esprime un'opinione condivisibile nei confronti delle diverse caratteristiche e del rapporto che lega psicologia e psicologia del profondo da un lato, e la dimensione religiosa, dall'altro. Don Bruno racconta come la psicoanalista, cui ha fatto riferimento Papa Francesco, in punto di morte si sia rivolta a Bergoglio per un confronto sulla fede e la dimensione spirituale, riconoscendo al papa una competenza specifica in merito: "Questo episodio di richiamo reciproco aiuta a chiarire i rapporti e le posizioni tra le due dimensioni, che a mio modo di vedere non sono assolutamente in conflitto tra loro. Innanzi tutto perché se una persona avverte il desiderio di approfondire la parola di Dio o il significato della sua fede e della sua esperienza religiosa ha la possibilità di rivolgersi a un padre spirituale che può aiutare a fare luce sul dubbio che attraversa la sua anima. Ma è anche vero che se, invece, nota in sé certi atteggiamenti di disagio psicologico o ha delle preoccupazioni e delle ansie è importante che si rivolta a uno specialista del settore che può aiutarlo a fare luce su quello che gli sta succedendo in quel momento." (Orsola Vetri, "Il papa è andato in analisi e non c'è nulla di strano, - Famiglia Cristiana, 1 settembre 2017).

(fattoreumano.com)

Per la delicatezza che caratterizza il rapporto analitico con i religiosi cattolici, è importante che la scelta dei professionisti a cui rivolgersi sia molto attenta. L'International Association for Analytical Psychology (IAAP) è l'associazione fondata nel 1955, che raccoglie gli psicologi analisti junghiani nel mondo. La IAAP riconosce cinquantotto gruppi e società e più di tremila analisti formati secondo standard internazionali (cfr. T.B. Kirsch (a c. di F. Castellana e S. Presciuttini), Gli Junghiani. Una prospettiva storica e comparata, Fattore Umano Edizioni, Roma 2016). L'attuale sviluppo di una psicologia analitica junghiana anche interculturale e transculturale garantisce, a sua volta, una sensibilità culturale fondata, da un lato, sul riconoscimento della comune appartenenza umana, e dall'altro, sulle differenze culturali, verso lo sviluppo di un progetto di vita individuale consapevole e creativo, nel dialogo costante con ogni forma di alterità e  con il mondo (cfr. C. Crowther - J. Wiener, From Tradition to Innovation. Jungian Analysts Woring in Different Cultural Settings, Spring Journal, New Orleans 2015; M. Tibaldi - T. Chan - M.Chiu - M. Lee - B. Tam - E.T. Wong, Transcultural identities. Jungians in Hong Kong. Artemide, Roma 2016).

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